Scritto da Martina "Sunrise" Zanzi Sabato 14 Novembre 2009 08:27 Letto : 2008 volte
Con The Pariah, The Parrot, The Delusion, quarto album in studio, i Dredg hanno voluto sperimentare e amalgamare i suoni che li hanno accompagnati in questi 15 anni. The Pariah, The Parrot, The Delusion è un album difficile da raccontare. Vuoi per il suo Art Rock nascosto in note Progressive (Rock), vuoi per i passaggi bruschi e spesso inspiegabili fra una canzone e l’altra, o perchè i quattro californiani ne fanno una specie di concept album, resta comunque il fatto che il risultato è eccellente. L’album segue senza dubbio la linea del suo antenato El Cielo: se in quest’ultimo erano presenti i cosiddetti "Brushstrokes", una sorta di nenia musicale fra un capitolo e l’altro, in The Pariah, The Parrot,The Delusion vi sono i “Stamp Of Origin, quattro francobolli di passaggio, "Pessimistic”, "Ocean Meets Bay”, “Take A Look Around” e “Horizon” che sembrano essere messi in punti strategici ai fini di far riposare gambe e voce. A rifinire l’eccellenza dell’album è il binomio batteria-chitarra che si rende protagonista in quasi tutti i brani. Campanella è uno dei migliori drummer in circolazione e in questo album sfrutta a pieno le sue potenzialità portando a casa la vittoria anche grazie alle doti vocali di Hayes, incapace di stonare. Brano di apertura dell’album è “Pariah” caratterizzato da una cantilena di bambini che preannuncia un Rock eccellente grazie ad una strumentalità eccelsa. “Ireland” e il singolo “Information” sono i due pezzi forti dell’album. Inserti di pianoforte, melodia dolceamara e ritornelli particolarmente orecchiabili li rendono i due brani maggiormente approcciabili anche da un pubblico tipicamente più Pop. A seguire “Lightwish” la cui anima vagamente western fa da apripista a “Gathering Pebbles” brano curatissimo nei dettagli che giunge a “R U O K ?” uno dei più curiosi brani di passaggio di questo decennio. Per ultimo vorrei sottolineare la presenza preponderante del basso in “Mourning This Morning” da cui scaturisce il lato Funk di un album che sicuramente si aggiudicherà i primi posti fra i migliori dell’anno. Una band che non lascia mai nulla al caso, lenta nel comporre sì, ma dai risultati sempre troppo eccellenti. 90/100
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Gavin Hayes: Voce, chitarra e slide guitar Anno: 2009 |