I Giullari di Corte si formano nel 2002 su iniziativa del bassista Matteo Balestrazzi, del batterista Alessio De Angelis e del violinista Michele Poggio. Dell’anno successivo è la demo In una notte di tempesta composta di sette tracce e, di qualche mese dopo, lo “split” del gruppo causato dall’abbandono di Poggio.
Nel 2017 il polistrumentista Paolo Zacchi, nell’intento di dar vita ad una band ispirata al prog italiano dei ’70 ed amico di Balestrazzi e De Angelis, decide, di comune accordo con gli altri, di “rispolverare” il nome della vecchia band e di recuperare alcuni brani della demo, riadattando, per chitarre e tastiere quelle che erano le parti del violino ed aggiungendone di nuove. Nasce così, Presa di coscienza, album composto di dieci tracce (tutte piuttosto brevi, 4-5 minuti, con una punta di quasi 7 “Viaggio in treno senza biglietto”) quasi tutte strumentali. In attesa di una possibile pubblicazione in formato vinile (che la band predilige come mezzo di riproduzione) e, speriamo, pure in cd, l’album è disponibile solo attraverso la loro bandcamp in formato digitale. “Nautilus”, il primo pezzo, è un buon biglietto da visita sinfonico che rimanda direttamente alle produzioni storiche dei primi anni ’70 con le tastiere di Zacchi in bella evidenza su una sezione ritmica essenziale. “Vent’anni spesi così” (uno dei primi brani della band, risalente ai primi anni 2000, quando due dei protagonisti erano ventenni o poco più) con un bel basso pulsante e “rimbalzi” continui tra tastiere e chitarra hard rappresenta un altro aspetto del sound dei tre ragazzi bolognesi. “L’ombra di Sherlock Holmes” è un bizzarro jazz-rock molto cadenzato e divertente che forse meritava uno sviluppo maggiore dei tre minuti concessigli. Su territori simili si dipana anche “La cicala e la formica” che, in aggiunta, ha il pregio di una migliore rifinitura e dei sofisticati interventi delle tastiere di Zacchi. “Viaggio in treno senza biglietto”, il primo cantato, è quello più “canonico” e rimanda ai Genesis di Trespass (“White mountain”), con un bell’uso del flauto (campionato) e del piano mentre un po’ penalizzato è il suono della batteria. Non banali le liriche che nascono, in origine, a ricordo dei soldati che partivano in treno per la guerra…senza biglietto appunto. Il brano si pone decisamente tra i migliori della raccolta e ci sarebbe piaciuta un’evoluzione ulteriore del finale. La title track è un breve affresco costruito quasi interamente sulle tastiere di Zacchi qui in versione “fratelli Nocenzi” (soprattutto prima della parte cantata…), mentre “Il prezzo” segna un po’ il passo anzitutto dal punto di vista canoro, abbastanza una costante nei gruppi italiani di oggi e di ieri, salvo qualche eccezione. “Il messicano” è un altro pezzo bizzarro che sposa influenze varie (il reggae, sentori latino americani…) ed il risultato è divertente senza dubbio. “Dolcetto o scherzetto?” con i suoi “riffoni” di chitarra è l’ equivalente gioioso di ”E’ festa” della PFM, molto trascinante e coinvolgente. Chiude l’omaggio a Iommi e soci, “Sabbatho nero” (i componenti hanno comuni passioni heavy rock) una cavalcata strumentale, degna chiusura di un lavoro nel complesso discreto e piacevole. C’è ancora molto da fare (e crediamo che questo la band lo sappia), ma idee buone sono già evidenti in questo esordio tanto da far ben sperare per il futuro. |
Alessio De Angelis: Drums, voice, acoustic guitar Anno: 2020 01. Nautilus 03:50 02. Vent'anni Spesi Così 03:57 03. L'Ombra di Sherlock Holmes 02:53 04. La Cicala e La Formica 05:28 05. Viaggio in Treno Senza Biglietto 06:42 06. Presa di Coscienza 03:20 07. Il Prezzo 03:39 08. Il Messicano 03:56 09. Dolcetto o Scherzetto? 04:05 10. Sabbatho Nero 03:18
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