PFM, BMS, RDM, RRR, QVL e ultimi ma non ultimi CAP. Sembra una sfilza di acronimi senza senso eppure a guardarli bene qualcuno potrebbe riconoscere più di una sigla nota.
Devo ammettere la mia ignoranza ma prima di documentarmi per l’occorrenza avrei riconosciuto tra quelli solo la Premiata Forneria Marconi e il Banco di Mutuo Soccorso, non avendo mai avuto occasione di ascoltare gruppi come Rovescio Della Medaglia, Raccomandata Ricevuta di Ritorno, Quella Vecchia Locanda e per l’appunto Consorzio Acqua Potabile. Tutti nomi senza apparente legame eppure accomunati dal medesimo genere musicale: il prog rock. Così mentre le band prog straniere degli anni ‘70, come i King Crimson, i Pink Floyd, i Gentle Giant, i Genesis, Jethro Tull i Caravan e così via, cercavano di associare la propria immagine a quella astratta e fantasiosa, tipica di certe correnti culturali e musicali di evasione, i gruppi nostrani dello stesso periodo non riuscivano a scrollarsi di dosso il fardello atavico della italiana quotidianeità, in un misto tra tradizione culinaria e istituzionale. Chissà che non sia mai esistito un complesso denominato Monte dei Pegni! Comunque sia i Consorzio Acqua Potabile sono nati a cavallo dei primi anni ‘70, per poi scomparire verso la fine dello stesso decennio, ritrovando poi la vena compositiva a partire dagli anni ‘90 ad oggi. Per questa nuova incisione sono stati inoltre affiancati da Alvaro Fella, già componente dei Jumbo, altro gruppo prog di vecchia data. Partendo dalla sensazione tattile e visiva del supporto fisico, non esagero se dico che siamo difronte ad una produzione eccellente. Grafica, cura dei dettagli, completezza delle informazioni e ricercatezza estetica sono degni di nota. L’impostazione bucolica e rurale degli art work è inoltre piacevolmente evocativa e contribuisce alla piena immedesimazione psicologica necessaria ad un ascolto più coinvolgente. Musicalmente parlando, l’incisione è decisamente interessante sotto tutti gli aspetti. La qualità audio è ottima, come pure la scelta delle sonorità che risultano corpose e leggermente acustiche. Le composizioni ed i testi rigorosamente in italiano, tra i quali è facile trovare assonanze con PFM e Stormy Six, sono un omaggio alla tradizione prog anni ‘70 sia d’oltralpe che nostrana senza comunque essere retrò. Le parti strumentali sono poi di chiara ispirazione Jethro tull, pur senza cadere minimamente nel plagio. Un disco che è il perfetto compromesso tra vecchio e nuovo, così come lo è la formazione composta sia da membri del passato meno recente del CAP, che da nuove leve reclutate tra gli anni ‘90 e poco più. Tutti musicisti maturi che comunque hanno superato gli ‘anta. Di fronte ad una incisione così tanto convincente non resta quindi che sperare in un proficuo prosieguo di attività. |
Alvaro "Jumbo" Fella: Voce Anno: 2016 Tracklist: |