Tra i fautori del “classico” new prog inglese a là Genesis, i Comedy of errors sono tra i più validi e fedeli alle linee guida rivisitate nel corso degli anni dai vari Marillion, Pendragon, Iq, Abel Ganz, Pallas ed altri ancora.
Perché, non dimentichiamolo, la band si forma nel 1984 ed i primi demo o mini album risalgono agli anni immediatamente successivi ma comunque sempre negli eighties. Poi oltre 20 anni di oblio prima del ritorno con “Disobey” del 2011 e “Fanfare & fantasy” due anni dopo. Ancora con cadenza biennale, il gruppo si ripresenta, ora, con “Spirit” un album-concept sul tema del dolore e della disperazione, dietro ai quali si cela comunque sempre la speranza. Il lavoro è diviso in due parti : la suite che dà il titolo all’album (di oltre 45 minuti) che però è stata “arbitrariamente” divisa in 10 sezioni ed un “Epilogue” di circa 6 minuti, intitolato “ This is how it has to be”. Presente nel cd, inoltre, la versione “single” di “Spirit”. Ovviamente il gruppo è maturato moltissimo dagli esordi (e ci mancherebbe…) ma anche rispetto ai due validi predecessori. Il sound talvolta si fa più tagliente e sembra che l’aspetto sinfonico sia predominante rispetto alla sempre presente anima new prog. L’impatto melodico riveste una grande importanza e Jim Johnston (tastierista ed autore di tutti i brani presenti nell’album) sotto questo aspetto è una garanzia .Confeziona brani assolutamente piacevoli all’ascolto ben coadiuvato dalla bella voce di Joe Cairney che, con l’altro membro storico Mark Spalding alle chitarre, rappresenta ancora la spina dorsale del sound dei Comedy of errors. Come prevedibile non tutte le 10 sezioni che danno vita alla suite presentano momenti indimenticabili perché posti al servizio del brano nella sua interezza ma, nonostante ciò, qualche pezzo si eleva sugli altri. E’ il caso di “Spirit shines/Spirit” di pregevole immediatezza o della graffiante e più sfrontata “Can this be happening?” con efficaci “solos” di chitarre e tastiere. L’acme viene raggiunto nei 7 minuti scarsi di “Ascension/Et resurrexit/Auferstehen-Arise in love sublime,arise-Spirit” ( che farci….si intitola così…) un brano spiritual-sinfonico con un crescendo corale finale di assoluto valore e che riprende il refrain della title track e che presenta anche riferimenti “colti” (a Bach e a Mahler tra gli altri). Altro piccolo gioiellino è lo strumentale che chiude ottimamente l’album e cioè “This is how it has to be” che non disdegna incursioni nella musica rinascimentale come già avvenuto nel precedente “Fanfare & fantasy”. Terzo album in pochi anni per i Comedy of errors e terzo centro. Non un capolavoro, ma un album molto gradevole, che sancisce ancora una volta che la produzione di buona musica è nel DNA di questi eterni ragazzi britannici. E noi apprezziamo. |
Joe Cairney: voce Anno: 2015 |