Disco davvero particolare questo nuovo lavoro de Le Capre a Sonagli, formazione all’insegna del “non convenzionale”,composto da quattro differenti suite, intese come soundtracks per i corti animati, nati dalla collaborazione tra la band e l’illustratore Fulvio il Lupo, che narrano il viaggio infernale di Joe Koala. Il sound della band è parecchio variegato, lo stoner e l’alternative rock sono fusi con il rock psichedelico e il folk. Le liriche non sense, scelte spesso per loro suono più che per il loro contenuto semantico, sono veri e propri “mantra” in stile “Banana, Nirvana, Manana” (cfr ”Radio Gnome Invisible” dei Gong) perfettamente funzionali ad immergere l’ascoltatore nella musica e nelle animazioni. Essendo un concept album, viene naturale parlarne come un’unica opera, ma la grande forza di questo disco è che ciascun brano, anche preso singolarmente, ha un suo perché ed una sua identità, a partire dall’introduttiva “Celtic”, passando alla tribale “Ciabalé”, al blues meccanico di “Tre e 37” fino al Rock’n’Roll ebbro di “Demonietto all’Organetto”. “Serpente nello Stivale”, la quinta traccia si apre con una ritmica molto vicina ai King Crimson dei primi anni ‘80, su cui insiste un pattern di voce davvero trascinante, che rende questo uno dei momenti più alti del disco. Traccia singolare anche “Nonno Tom”, il cui riff accattivante e la linea melodica tanto “già sentita” quanto funzionale, mostrano come anche qualcosa che musicalmente ormai si dà per scontato e banale possa essere interpretato e rivestito di originalità. Il brano “Bobby Solo” è in bilico tra omaggio e scherno nei confronti della canzone anni ’50 e’60 con il classico ritmo terzinato alla Platters ed un testo apparentemente non sense, da cui affiora la descrizione di un amore (forse) non corrisposto. Lo strumentale “Joe” pare chiudere il disco, con il suo incedere funereo, ma interviene il divertimento finale di “Goo Porpacuttana” a spiazzare definitivamente l’ascoltatore. Da un disco intitolato “Il Fauno” ci si aspetterebbe con ogni probabilità un album di rock progressivo, probabilmente nemmeno brillante per originalità. E’ invece un gran piacere trovarsi di fronte ad un lavoro fresco, scorrevole e musicalmente ricco di momenti ed atmosfere molto variegate, privo di qualsiasi supponenza, anzi con una forte carica goliardica di matrice Gong. Come si legge nel sito ufficiale del gruppo: “Il Fauno vuole accompagnare l’ascoltatore in suggestioni personali”, scopo sicuramente raggiunto da questo disco.
80/100
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Stefano Gipponi: Voce e chitarra Anno: 2015 |