Dopo aver inciso qualcosa come 7 album in forza a band quali Banditz, Rox e Mothercare (hard rock i primi, industrial i successivi, pain-core con oltre 20 anni di esperienza gli ultimi), il bassista Fabiano Andreacchio esordisce come solista nel febbraio 2015 con l’album Bass R-Evolution, ove esplora variegate compagini sonore.
Egli dimostra chiaramente di trovarsi perfettamente a suo agio allorquando si attesta su sonorità estremamente dure mentre è suscettibile di miglioramenti laddove esplora altri generi, segnatamente meno irruenti e incisivi.
Permane su livelli estremamente efficaci, per non dire esemplari, in “Fly Over” (ove gli innesti cyber e industrial appaiono perfettamente contestualizzati e denotano un gusto estetico che si riscontra in produzioni di livello certamente maggiore), “Epic Dusk” e “Into The Black” (di fatto due minisuite in cui si fondono ambientazioni thrash ed epiche caratterizzate da ricorrenti esplosioni di perentoria magniloquenza), “Sexonnia”, “The Last Kiss” e “Strange Kind” (episodi che richiamano il pregevole ammaestramento techno thrash dei mai dimenticati Voivod), “Rebel Yell” (cover di Billy Idol, qui presentata in termini estremamente più aggressivi, decisamente apprezzati). Meno avvincenti, perlomeno a parere di chi scrive, tre episodi avulsi da connotazioni heavy: “Dream Of A Far Landscape”, “Texas Skull Revolver” e la cover di “The Machine Behind” (main theme del film “Terminator”), brani le cui sorti sarebbero senza altro state superiori con un batterista in carne ed ossa e non computerizzato. Sempre permanendo nel campo delle sonorità soft, stavolta in termini estremamente positivi, non è possibile non citare la splendida “My Funeral”, caratterizzata da un incedere plumbeo estremamente efficace in cui risultano perfettamente contestualizzati retrogusti drammatici e intimisti che la rendono oltremodo suggestiva. Coordinando in considerazioni di sintesi quanto sopra esposto, sempre perseguendo finalità meramente propositive, val la pena precisare che la scelta di affidarsi alla batteria programmata resta del tutto incomprensibile: questa valutazione, evidentemente azzeccata nei brani di matrice industrial e, con alcune contenute riserve, hard & heavy, ha invece influito non poco sulla qualità degli arrangiamenti degli altri generi esplorati, penalizzando innegabilmente le innumerevoli e ottime idee esternate dal virtuoso bassista. Si auspica che, per il secondo album - che si apprende essere già in cantiere - il musicista voglia fare il salto di qualità, giusto riconoscimento delle sue innegabili doti esecutive e creative. Voto: 75/100 |
Fabiano Andreacchio: bass: guitars, synth, drums programming, voice on “Fly Over” Anno: 2015
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