Home Recensioni Album Bonomo - Il Generale Inverno

Bonomo
Il Generale Inverno

Alienazione, verità,  sensi compiuti, pop elettronico e una intelligente pazzia urbana sono le condense creative di cui l’esordio discografico del  musicista tarantino Giuseppe Bonomo (in arte Bonomo), Il Generale inverno ne è pieno fino al midollo, una indipendenza creativa che funziona a meraviglia, un “cortocircuito” cantautorale che aggancia Bluvertigo e quote di Luca Urbani e Daniele Silvestri “La mia rabbia” in favore di un vaganesimo stupendo e lo stempra in un giro sfaccettato di groove, mood e radiofonicità svincolati dalla logora consuetudine.

Sotto le “turbolenze poetiche” che Bonomo fa fischiare lungo la tracklist, si celano anche volontà di restituire alla musica cosi detta pop la funzione di strumento per smuovere coscienze assiderate dal tran tran qualunquista, si avvertono e si percepiscono come in una discussione di qualità interpretativa, ma si prende anche in considerazione (riferito sempre al pop che gira qui dentro) il gioco di farsi ballare e rendere la vita sì riflessiva, ma anche più leggera almeno per un pugno di minuti “suonati”; pensieri di operai, la fabbrica come contrasto e necessità di vita, sogni, sfighe e illusioni, problemi quotidiani e impellenze ribelli contribuiscono alla foga dolciastra della musica di darsi un contegno affascinante, il quid idoneo a far sì che il messaggio “artistico dentro” sfondi e faccia danni “immateriali” ad un ascolto in risveglio. E sfonda magnificamente!

L’hard funk che vibra in “Dna”, gli Ottanta di plastica che spuntano in “Insonnia”, il rubino sonoro incastonato negli effluvi di lontanissimi Loggins & Messina sui crinali morbidissimi del country lisergico Sessantottino “La visione”, lo skizzo shuffle- rock che anima “Una scelta”, e la ninna nanna dai doppifondi amari “L’ultimo walzer”, lasciano una propaganda di belle cose sonanti che non arrivano tutti i giorni, e Bonomo da “Buonuomo di classe” ce la porge su di un piatto di portata immaginifico, e non contento ci regala un 8 della tracklist che blocca le nostre funzioni emozionali, la stupenda ballata dagli accordi aperti “I pesci non lo sanno”, poetica amara ed avvelenata dolcemente da presagi mai come adesso trasformati in orribile verità.

Premete play e immergetevi dentro per sempre.

85/100


Giuseppe  Bonomo: Voce, Chitarra, Basso, Sinth e programmazioni
Tommy Graziani: Batteria
Luca Nobile: Batteria

Anno: 2012
Label: Tam Tam Studio
Genere: Pop Elettronico

Tracklist:
01. Dna
02. Troppe cose
03. Insonnia
04. La visione
05. La mia rabbia
06. 8 ore al giorno
07. Una scelta
08. I pesci non lo sannp
09. Araba fenice
10. L'ultimo walzer

Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.