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Interpol
Our Love To Admire

Scaduto il contratto con la Matador Records, gli Interpol tornano alla ribalta con questo loro terzo lavoro affidandosi alla major Capitol Records, sussidiaria della EMI. Tale novità, assieme alla questa volta soltanto parziale autoproduzione della band, non deve però portarci a giudizi tanto affrettati quanto superficiali sul disco.
Si potrebbe infatti pensare che il quartetto newyorkese abbia subito una svolta mainstream, ma Our Love To Admire è tutt’altro che un album dal semplice ascolto e tende anzi ad essere metabolizzato piano perché piuttosto eterogeneo.

Già dall’inizio del disco si presagisce che ci troviamo di fronte ad un lavoro curato e di una certa qualità: “Pioneer To The Falls” è molto ben strutturata, si apre con dolci note di chitarra arricchite dal leggero tocco cristallino delle tastiere e presenta un bridge corposo dalla fortissima carica emotiva. Non è da meno in quanto a piacevolezza la successiva “No I In Threesome”, in cui le tastiere assieme alla batteria scandiscono il tempo in modo vivace, mentre il ritornello particolarmente orecchiabile dona al tutto un pizzico di nostalgia mista ad amarezza.
The Scale” invece è da citare soprattutto in virtù del ruvido e penetrante assolo di chitarra che chiude la canzone accentuando quel senso di svogliatezza ed inerzia che la pervade.
Riff semplice, energia travolgente e un chorus che entra facilmente in testa sono i tratti essenziali della quarta traccia (“The Heinrich Manuveur”), nonché primo singolo dell’album che procede sugli stessi livelli di vitalità quando si passa a “Mammoth” caratterizzata da un sound massiccio e un drumming deciso e martellante smorzato solo in un paio di sezioni più soft ed introspettive.
Davvero attraenti ed efficaci le limpide chitarre di “Pace Is The Trick”, alla quale Banks riesce a conferire moltissime sfumature emozionali, dalla pacatezza alla rassegnazione alla concitazione, fino a culminare in vera e propria tensione che nel finale si placa in riflessione.
La successiva “All Fired Up” con il suo chorus ripetitivo ed un ritmo assai incalzante e ballabile si stampa facilmente in mente senza però peccare di banalità, banalità in cui forse incappa un pochino “Rest My Chemistry” che tuttavia si riscatta grazie alla sua armonia serena e rilassante.
Molto particolare è “Who Do you Think?” che spiazza piacevolmente in quanto inizia in medias res: un piccolo intro di chitarra e siamo già nel vivo della canzone che si fa quindi immediatamente coinvolgente.
L’album si spegne un po’ nel finale con i due ultimi pezzi dall’atmosfera più cupa e mogia: “Wrecking Ball” si trascina lenta con un ritornello quasi lamentoso e “The Lighthouse” appare solenne con una voce calda echeggiante e una lentezza al limite dell’esasperante.

Per concludere direi che Our Love To Admire rappresenta la naturale evoluzione della band dal debutto Turn On The Bright Lights, attraverso Antics ad oggi; è un disco molto valido e completo che una volta compreso ed assimilato si lascia ascoltare che è una meraviglia e scorre fluidamente grazie alla perfetta collocazione di ogni brano nel disco stesso. In definitiva quindi non mi resta che dire: bravi Interpol!

85/100


Paul Banks: Voce e Chitarra
Carlos Dengler: Basso e Tastiere
Sam Fogarino: Batteria
Daniel Kessler: Chitarra

Anno: 2007
Label: Capitol Records
Genere: Indie Rock/New Wave

Tracklist:
01. Pioneer To The Falls
02. No I In Threesome
03. The Scale
04. The Heinrich Maneuver
05. Mammoth
06. Pace Is The Trick
07. All Fired Up
08. Rest My Chemistry
09. Who Do You Think?
10. Wrecking Ball
11. The Lighthouse

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