Capaci di spaziare con ostinata capacità esecutiva nel vasto range dell’estremismo metallaro, i salernitani Oylokon cesellano un album che, nella sua moltitudine sonora, appare decisamente credibile e avvincente. Con una voce che non è propriamente growl – chiaro esempio di devozione agli insegnamenti svelati dai precursori del genere, tra i quali, certamente, l’indimenticato Tom Warrior - il trio passa con apparente disinvoltura dai virtuosismi tipici dei Coroner più criptici (“Against Worms”, “Perpetual Prayer”, “The Black At My Back”), alla efficace irruenza distruttiva degli Slayer di metà e fine anni ’80 (“Dry The Sea” e “Between My Teeth”) passando – e non poteva essere altrimenti – per la potenza epica del thrash europeo (“Mass Perfection” e “Godfree”), che vede nei Kreator i suoi maggiori e più efficaci rappresentati. Lontanissime da tutto questo, le due “ballate” del disco - le virgolette sono obbligatorie allorquando si parla di un gruppo dalle truculente attitudini - rappresentano una graditissima parentesi: ricche di oscure orchestrazioni tastieristiche di stampo Tiamat, “Next Death” e “No One Turns Back” potrebbero essere utilizzate come colonna sonora dei tipici crescendo visivi espressi nei film horror di stampo catastrofico e distruttivo. Su entrambe, peraltro, è evidente l’influenza esercitata dai primissimi Iron Maiden, quelli indimenticati (e superiori) con Di Anno in formazione, capaci di sfornare (anche) brani lenti di perfetta magnetica attitudine. L’unico episodio debole di questo disco – “Thornless”, ove pare di sentire le banalità espresse dagli Slayer che coverizzano “In-A-Gadda-Da-Vida” – non deve sminuire un’opera certamente di livello, non sempre derivativa, molto onesta e assolutamente integra. Voto: 86/100 |
Runes: Chitarra, basso
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