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Le Orme
La Via Della Seta

Doppia recensione per "La Via Della Seta" de Le Orme

Non è certo questa la sede per disquisire sull’opportunità o meno che questa formazione si presenti al pubblico con il nome Le Orme. Non tanto perché al suo interno vi milita uno solo dei membri storici, Michi Dei Rossi (peraltro, neanche membro fondatore giacché vi entrò a far parte dopo un anno dalla sua costituzione), ma poiché la paternità dello storico moniker è stata decisa da un giudice e, soprattutto, perché tale decisione non è affatto definitiva, giacché presa nelle more della definizione della causa, tuttora in itinere. Per chi volesse affrontare la delicata tematica concernente il diritto all’uso del nome, si rimanda la lettura del link http://www.artistsandbands.org/ita/modules/recensioni/detailfile.php?lid=2039 ove, oltre a riassumere i prodromi che hanno portato alla costituzione di due distinte formazioni (una capeggiata da dei Rossi, l’altra da Tagliapietra e Pagliuca), viene altresì affrontata la questione dal punto di vista giuridico.
Ciò che ci preme fare in questo momento, invece, è di fornire una analisi dettagliata del prodotto discografico, filtrata secondo parametri valutativi squisitamente artistici.
Orbene, lo sostenemmo all’epoca (proprio nel link di cui sopra) e lo ribadiamo oggi: la formazione così come sopra descritta (voce, basso, chitarra, batteria, tastiera, piano), incarna in toto il concetto di band prog per eccellenza. Resta da vedere se questa nuova fatica discografica si trovi a suo agio in una compagine progressiva.
La risposta è certamente affermativa.
La qualità dei musicisti impegnati nel progetto è incredibilmente elevata. Oltre a Michi, sono interessati Michele Bon (con Le Orme sin dalla fine degli anni "80), Fabio Trentini (polistrumentista di pregio, entrato in formazione quando era ancora presente Tagliapietra, con cui si alternava al basso e all’acustica), i giovanissimi William Dotto e Federico Gava (rispettivamente chitarrista e pianista) e, soprattutto, il cantante Jimmy Spitaleri, già cantante dei Metamorfosi, band progressive degli anni ‘70 che non ha certo bisogno di presentazione alcuna.
Pur apparendo quale breve prologo introduttivo, “L’alba di Eurasia” si evidenzia quale indiscutibile biglietto da visita progressivo, una sorta di dichiarazione di intenti estremamente diretta, immediata, chiarissima. Ed infatti, il messaggio che lo caratterizza viene raramente vanificato nel corso dell’opera tutta. Va innanzitutto precisato che le musiche si aprono a sonorità quasi del tutto solari, armoniose, prevalentemente radiose, tutte oltremodo efficaci. Pertanto, chi si aspetta le dissonanze di “Contrappunti”, le durezze di “Vedi Amsterdam”, le asprezze di “Maggio”, le tenebrose sperequazioni di “Felona e Sorona”, potrebbe rimanere immancabilmente deluso. Tuttavia, brani come “Romanzo di Alessandro”, “Verso Sud”, “La prima Melodia”, sono caratterizzati da costrutti melodici talmente attraenti, da renderli idonei ad esercitare un sicuro ascendente anche nei confronti dei fan indissolubilmente legati, dal punto di vista compositivo, alle straordinarie composizioni del duo Tagliapietra/Pagliuca.
Merito di un ispiratissimo ed onnipresente Michele Bon il quale, pur essendo accreditato come co-autore insieme a Michi Dei Rossi, per stessa ammissione di quest'ultimo (che lo ha doverosamente precisato nella conferenza stampa della presentazione del disco), è il principale autore di tutti i brani non solo dal punto di vista degli interventi pianistici e tastieristici, ma anche relativamente alle linee melodiche della chitarra nonchè quelle vocali.
Anche “Serinde” si segnala per la ricercatezza della melodia, ma non riesce a raggiungere lo stesso apice artistico giacché la pur seducente melodia che lo contraddistingue risulta leggermente abusata: fosse stato il pattern melodico reiterato meno volte, avremmo certamente parlato di capolavoro (una critica, quest’ultima, che ci sentiamo di muovere anche nei confronti del brano conclusivo, “La via della seta”). “Incontro dei popoli”, invece, rappresenta un’infelice trasposizione di retaggi pop, anche se non completamente svelati, obiettivamente fuori contesto in un’opera prog quale quella di cui si parla.
Se dal vivo, il duo Bon/Gava valorizza il gruppo in termini di suono, delimitando una cornice progressive inconfondibile e ineguagliabile entro i cui bordi gli altri quattro si muovono sicuri, in studio lo stesso duo non è da meno, evidenziandosi in termini di perfetta osmosi esecutiva. Ciò appare evidente in brani come “Mondi che si Cercano” e “Xi'an - Venezia - Roma” ove il dialogo tra i due pianoforti raggiunge vertici di assoluto spessore artistico. Il lirismo estetico che caratterizza il secondo brano, co-composto anche dall’ottimo Federico Gava (diciannovenne, mostro di bravura, intervistato da chi scrive in altre pagine di ArtistsAndBands), lo evidenzia tout court quale apice creativo dell’intera opera discografica. Pienamente consapevoli della portata di una frase del genere, soggiungiamo che, se l’opera fosse costituita dal citato brano e da 11 canzoncine mediocri, non avremmo dubbio alcuno a consigliare comunque l’acquisto dell’intero lavoro. Il pezzo, in realtà, non può essere analizzato disgiuntamente dal brano che lo precede, il già citato “La prima melodia” – che si avvale dei contributi compositivi di un ispirato Trentini – con cui lega così efficacemente da supporre che la coppia di brani possa rivaleggiare con i grandi classici della band.
L’opera è arricchita dai preziosi apporti di un chitarrista vero (il riferimento non è chiaramente rivolto ai pochi chitarristi che si sono avvicendati nella band, tutti validissimi, ma all’odioso “guitar simulator” che il pur bravo Michele Bon si ostina ad utilizzare nei contesti live), forte di una tecnica, il “chordal tapping”, che risulta perfettamente integrata nel nuovo contesto sonoro di questa particolare incarnazione de Le Orme.
Un Michi Dei Rossi assolutamente impeccabile e un Jimmy Spitaleri perfettamente contestualizzato nella compagine sopra descritta, sigillano un’opra discografica che, per lo spessore che la contraddistingue, non esitiamo a collocare al 5° posto della classifica dei migliori album del gruppo veneto, dietro “Felona e Sorona”, “Collage”, “Uomo di pezza”, “Contrappunti” (ex aequo con “Smogmagica” e “ Verità nascoste”).
Non possiamo fare a meno di criticare la durata non particolarmente estesa dell’opera (poco più di 40 minuti) una minore immediatezza dei testi - tutti inseriti in un contesto di concept album, come vuole la rigorosa tradizione progressiva - a firma di Maurizio Monti, già autore, tra gli altri, di brani come "Pazza Idea" e "Amore (Amore)", portati al successo rispettivamente da Patti Pravo e dalla coppia Mina/Cocciante.
L’opera è pubblicata in cd e, per i più intransigenti collezionisti, anche in edizione in vinile (le prime 99 copie numerate e contenenti anche una edizione in “foglia dorata” del cd).

89/100

di Gianluca Livi

 

La Via Della Seta fa parte della storia dell’Umanità, erano circa 8.000 km di itinerari terrestri, marittimi e fluviali che collegavano l’Antica Cina con l’Antica Roma. Un itinerario dove si svolgevano i commerci tra l’Oriente e l’Occidente, un ponte che ha poi avuto importanza non solo per il commercio, ma anche per lo sviluppo della società, l’incontro di varie culture, religioni, uno scambio che ha gettato le basi di quello che è il mondo di oggi e che forse in pochi ne hanno capito l’importanza, o forse non ne hanno saputo o voluto sfruttare il significato, basta guardarsi intorno! Ma questa mia breve introduzione non è per farvi una lezione di Storia, non ne ho la minima intenzione, ma è solo per introdurvi nel concept che uno dei pilastri della Storia del rock progressivo italiano, ha appena dato vita, parlo delle Orme. Se ne è parlato molto, l’abbandono di Aldo Tagliapietra, il perché, le voci, chi deve o non deve usare il nome, chi ha ragione e chi no, queste sono cose da gossip, a cui il sottoscritto non è assolutamente interessato. Ciò che ritengo importante è che negli ultimi quindici anni i migliori lavoro del rock progressivo italiano hanno tutti un unico comune denominatore: LE ORME. “Il Fiume” del 1996, “Elementi” del 2001 e “L’Infinito” del 2004, sono tre splendidi lavori, uno diverso dall’altro, il primo più sinfonico, il secondo più progressivo ed il terzo univa il sound dei due precedenti. In questi primi mesi del 2011, Le Orme danno vita ad un'altra grande opera progressiva, La Via Della Seta, un lavoro ancora una volta diverso, con una formazione diversa, ampliata e con alla voce un altro grande nome del nostro prog, Jimmy Spitaleri dei Metamorfosi. Il cd si presenta molto bene già nella confezione, in digipack, apribile in tre parti e la copertina riporta una vecchia cartina raffigurante il percorso della Via Della Seta e nell’interno un libretto con raffigurato un drappo di seta rossa ed una sapiente introduzione scritta da Guido Bellachioma ed ogni brano con testi e commento del significato. Un ottimo modo per capire nel migliore dei modi un lavoro eccellente. La Via Della Seta potrebbe essere considerata come una lunga suite che oltrepassa i 40 minuti, suddivisa in vari movimenti, come “L’Alba Di Eurasia”, brano strumentale molto sinfonico e riflessivo con un ricercato uso delle tastiere da parte di Michele Bon, che cede il passo a “Il Romanzo Di Alessandro”, altero strumentale, piccolo gioiellino di prog d’annata, ma con un suono molto attuale dove oltre alle tastiere di Bon, emergono i solos chitarristici di William Dotto ed il preciso e determinante drum work di Michi Dei Rossi.
Momenti romantici caratterizzano “Verso Sud”, con l’ottima voce di Spitaleri a raccontare una parte importante della Storia della nostra Civiltà e “Mondi Che Si Cercano” raccontata solo con le note e “Verso Sud (Reprise)”, dove torna la voce di Jimmy, pacata e melodica.
Una Donna” mette l’Universo femminile al centro dell’attenzione e racconta che forse alcune Amazzoni hanno vissuto quell’epoca e musicalmente torniamo al glorioso sound delle Orme del periodo settantiano, legata a “29457, L’Asteroide Di Marco Polo”, brano che prosegue il tema portante del precedente ma solo strumentale. “Serinde” ci trasporta nel Mondo Orientale grazie ad un brano strumentale che unisce il progressive con il mondo d’Oriente e “Incontro Dei Popoli” ha un significato particolare anche nei testi, appunto l’importanza dello scambio culturale. Ancora testi molto significativi in “La Prima Melodia”, brano che cerca di lanciare un messaggio pacifista “Un messaggio di speranza per una terra senza guerre” è la parte finale delle note introduttive al brano. Altro momento molto importante è “Xi’an – Venezia – Roma”, ottimo strumentale elegante e progressivo con un Michele Bon che ci riporta indietro di molti anni e c’è poi la title track, affresco sonoro nei momenti strumentali e grande poesia nei testi (“Attimi, la speranza di altri meriti, una terra che ritornerà culla di civiltà, nell’armonia più vera”), questo canta Jimmy Spitaleri, prima che il brano mette la parola fine a questo viaggio, con una marcia celtica. Una splendida colonna sonora che ci porta a riscoprire una parte importante della nostra Storia e magari cercare di rapportarla ad oggi.

85/100

di Fabio Loffredo



Michi Dei Rossi: Batteria, percussioni
Michele Bon: Hammond, synth, tastiere e cori
Fabio Trentini: Basso, chitarra acustica e cori

Guests:
Jimmy Spitaleri: Voce
William Dotto: Chitarra elettrica e acustica
Federico Gava: Piano, synth, tastiere

Anno: 2011
Label: Love Music
Genere: Progressive Rock

Tracklist:
01. L'alba di Eurasia
02. Il Romanzo di Alessandro
03. Verso Sud
04. Mondi che si Cercano
05. Verso Sud (ripresa)
06. Una Donna
07. 29457, l'Asteroide di Marco Polo
08. Serinde
09. Incontro dei Popoli
10. La Prima Melodia
11. Xi'an - Venezia - Roma
12. La Via della seta

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