Quando un gruppo ormai entrato nella leggenda si scioglie improvvisamente capita spesso che ad un naturale di senso di vuoto si affianchi una naturale curiosità sul futuro di ciascun membro.
Nel caso dei Led Zeppelin, dopo l'improvvisa morte di John Bonham nel 1980 , si poteva solo immaginare come i 3 superstiti avrebbero dato sfogo al loro genio, dal momento che era loro precisa intenzione non ricongiungersi se non per particolari occasioni, più che altro a scopo celebrativo. John Paul Jones realizzò un quartetto di dischi dei quali solo i fans accaniti hanno documentazione, mentre Robert Plant fu fautore di ottimi dischi, tra i quali spicca l'esordio "Pictures at Eleven", a tal punto che possiamo considerare la sua carriera solista come la più degna di nota. E Jimmy Page ? paradossalmente la vera mente del gruppo, dopo la fine del dirigibile, si ritrovò paralizzata e incapace di reagire ad un colpo così duro, tant’è che sprofondò in un baratro senza fondo di droghe e alcool. Fatta eccezione per la tormentata colonna sonora del film “Lucifer Rising” e per numerose collaborazioni con il suo alter-ego dai riccioli biondi e con altri grandi del rock (Coverdale, Squire, White, Harper), del Page solista l'unica testimonianza è questo “Outrider”, pubblicato nel 1988, il quale mette in luce una profonda ed irreversibile crisi creativa. Nonostante l'apporto dello stesso Plant (“The only one”) e del figlio di Bonham, Jason, il disco risulta un'imbarazzante anacronismo privo del mordente blues e della furia psichedelica che segnarono il fulgido passato del chitarrista inglese. Gli 8 pezzi sono costruiti con la stessa formula che rese capolavori dischi come Physical Graffiti o Presence, ma questo non va inteso come un pregio, bensì come un gravissimo handicap, il quale si va ad aggiungere a quello rappresentato dalla mediocrità di ogni singolo brano. Outrider è, in conclusione, un tentativo fallimentare di rievocare la potenza sprigionata nella decade 1968-1978, una improbabile riesumazione di un sound che aveva già conosciuto lo zen e il tramonto proprio grazie ad un solitario e cagionevole genio delle sei corde. 50/100
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Jimmy Page: Chitarre Anno: 1988 |