Album

Mastropirro-Tiberi
Musica Segreta

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Scritto da Alex Marenga Sabato 25 Novembre 2017 19:08

C’è in questo paese un underground che vive fuori dalle rappresentazioni che i media, ufficiali o presunti alternativi, danno del panorama culturale e musicale.

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Project-TO
Black Revised

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Scritto da Bartolomeo Varchetta Venerdì 24 Novembre 2017 16:52

Seconda incisione per il duo costituito da Riccardo Mazza e Laura Pol che già con "The White Side, The Black Side" aveva attirato l’attenzione degli addetti del settore.

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Andrea Orlando
Dalla vita autentica

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Scritto da Valentino Butti Martedì 21 Novembre 2017 22:37

Andrea Orlando, valido batterista de La Coscienza di Zeno (anche ex membro dei Malombra, dei Finisterre, nonché collaboratore con Hostsonaten, Narrow Pass ed altro ancora), nell’attesa del nuovo lavoro con la sua band (2018?), decide di mettersi temporaneamente in gioco ed in proprio, pubblicando il suo primo “solo-album” dal titolo “Dalla vita autentica”. Per far ciò, oltre ad una grande attenzione alle liriche (non di rado legate ad esperienze personali), ha pensato bene di scegliere nel giro del prog genovese (ma non solo) ed ecco, dunque, spuntare i nomi di Alessandro Corvaglia (voce), Agostino Macor (tastiere), Stefano Marelli (chitarre), Laura Marsano (chitarre), Marcella Arganese (chitarre), Simona Angioloni (voce) ed altri ancora, oltre al titolare del progetto che, per l’occasione, oltre alla batteria, suona organo e mellotron. Un album, quasi un concept per le tematiche affrontate, di raffinato prog sinfonico con sette tracce di buon, se non ottimo, livello. “Le forme della distanza”, che apre la raccolta, è uno strumentale delicato che sfiora l’elettronica minimalista ed è anche l’unico brano “atipico” presente. E’ con “Oltre domani” che entriamo veramente nel vivo del lavoro. Il testo (ben interpretato da Corvaglia) affronta il tema dell’ipocrisia che spesso regna tra le persone, mentre la musica è frizzante con, oltre alla chitarra di Marelli, splendidi e di grande effetto interventi del violoncello (Melissa Del Lucchese) che portano alla conclusione del brano. Su coordinate simili si muove la lunga “ Cinque giorni d’autunno”: inizio spumeggiante con Macor (piano elettrico, moog) e lo stesso Orlando alle tastiere, la chitarra, stavolta di Laura Marsano, in evidenza e poi gli inserti di violoncello, pianoforte su di una ritmica appena accennata, a ammorbidire il tutto. Il finale è ancora esplosivo con il moog che si sbizzarrisce su una ritmica scattante ed articolata.

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Habelard 2
Hustle&Bustle

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Scritto da Valentino Butti Lunedì 20 Novembre 2017 22:02

Quarto album per il progetto solista di Sergio Caleca (degli Ad Maiora) sotto il nome di Habelard 2, a pochi mesi da “Maybe” uscito sempre nel 2017. In “Hustle & bustle”, Caleca, come nei primi due album in proprio, si occupa di tutti gli strumenti, dal basso alle chitarre e alle tastiere con le quali “riproduce” il sax, la batteria, gli archi, l’oboe ed altri strumenti ancora. Tredici brani interamente strumentali concepiti a partire dagli anni ’90 (uno addirittura nel ’77…) e poi riarrangiati, anche più volte, fino alla versione definitiva presentata sul cd. Come già in “Maybe” la proposta di Caleca va a “scomodare” i primi Genesis, i lavori d Anthony Phillips e Steve Hackett, non dimenticando le seducenti melodie proprie dei Camel o dei Caravan, innervandoli, qua e là di sentori folk. Certamente la produzione “casalinga” e l’occuparsi di ogni aspetto del lavoro, presenta dei limiti oggettivi, ma Caleca, con l’esperienza, con gusto e sensibilità riesce ad ovviare, almeno parzialmente tali “difetti” e presenta un lavoro credibile e meritevole. Non manca il “divertissement” come la rielaborazione di “Fra Martino campanaro”, “Frère Jacques” posto ad inizio album; né il “sinfonico” con un pizzico di malinconia come in “Alice” (uno dei brani più recenti e con meno restyling); tantomeno la raffinata eleganza di “Folk e martello” deliziosamente acustica prima, decisamente più rock poi. Ed ancora un viaggio in Irlanda nella gioiosa “Celtic dream” con cornamuse, flauto, viola, arpa (sempre riprodotti con le tastiere) ad accompagnare la strumentazione elettrica.

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Porco Rosso
Living dead

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Scritto da Max Casali Giovedì 16 Novembre 2017 11:16

Per descrivere l’ineluttabile decadenza umana, tanto malata quanto apatica e sottomessa, su che genere sareste indirizzati? I pisani Porco Rosso puntano su quello più consono e spaventoso: l’horror-punk, infarcito di synth ed elettronica. 

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Pig's Blood
Pig's Blood

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Scritto da Daniele Ruggiero Mercoledì 15 Novembre 2017 20:22

Il primo ed omonimo album degli statunitensi Pig’s Blood è un susseguirsi di mazzate sonore senza esclusione di colpi.
Un death metal sporco e ruvido si infrange prepotentemente sul viso di coloro che possiedono il coraggio di entrare nella gabbia di filo spinato architettata ad hoc dal terzetto di Milwaukee.
Non aspettatevi virtuosismi e grande tecnica, per i Pig’s Blood l’importante è colpire, colpire forte e fare male. Per impressionare, i Nostri, si affidano ad un sound violento e senza fronzoli, si abbattono come un ariete sulla porta delle emozioni sfondandola senza mostrare alcuna sensibilità. Le chitarre, fangose e pesanti, invocano un death old-school accerchiato da un palpabile spettro black che contribuisce a creare atmosfere decisamente cupe e soffocanti. I suoni infatti sono come pece nera bollente gettata dalle alte mura di un castello, una scrosciante cascata di morte che precipita sui malcapitati sottostanti. Le ritmiche serrate, guidate da una voce disumana, si intersecano come serpi al sound selvaggio che i Pig’s Blood sferrano nelle dieci tracce del disco.
Durante i trentasette minuti di efferata brutalità, densa come il sangue che sgorga dalle ferite, il malvagio trio consuma il proprio odio sulle vittime finite tra le loro grinfie. Una volta all’interno della trappola Pig’s Blood non ci sarà modo di prendere fiato, di potersi guardare intorno, perché verrete assaliti dalle ferrose e taglienti chitarre che si stringeranno alla gola soffocando il vostro respiro.
Pig’s Blood è un disco delirante che strizza l’occhio a chi non pretende alti livelli di originalità ma che esige, piuttosto, un alto tasso di aggressività sonora. Un’irruenza ripugnante nella quale si combinano ingredienti crust, death, black e punk che deflagrano in una reazione chimica dalle conseguenze devastanti.
Vietato l’accesso ai gracili spiriti.

 

Anno:2017
Label: Godz Ov War Productions
Genere: Death

 

Tracklist:
01.Misanthrope Absolute
02. Iron Justice
03.Taste the Fucking Poison
04.Torches of War and Retribution
05.Rats (This World Is a Sewer)
06.Death March Insanity
07.The Age of Endless War
08.First Step in Making Things Right
09.Deniers of the Root
10.There Will Be No Law

Formazione:
Chris Ellis - Bass, Vocals
Brian Serzynski - Drums
Nick - Guitars
Bubba Nitz - Guitars

 


 



 
 

PFM
Emotional Tattoos

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Scritto da Roberto Cangioli Martedì 14 Novembre 2017 09:23

Premessa: nelle settimane precedenti l’uscita dell’album il (vecchio) popolo prog in rete si è sbizzarrito a sparare giudizi (per lo più negativi) su quello che poteva consistere il nuovo Premiata Forneria Marconi.

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Carlo Mazzoli
Avalanche Blues

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Scritto da Jacopo Giovannercole Lunedì 13 Novembre 2017 17:06

Un esordio adulto quello del romano Carlo Mazzoli, cantautore sensibile e gentile che con la sua opera prima ci mostra senza veli storie di fratture dell’animo e di improvvise aperture verso un placido senso di serenità.

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Gianna Nannini
Amore gigante

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Scritto da Paolo Campinoti Lunedì 13 Novembre 2017 09:35

Martedì 24 ottobre 2017, Milano – Apollo Club.

L’appuntamento è di quelli imperdibili. La location scelta per la presentazione del nuovo album di Gianna Nannini, Amore gigante, ci introduce in un’atmosfera vagamente retrò-anni ‘50, dove ci avvolge la musica di un buon dj scelto ad hoc. Il locale ovviamente è tappezzato con i manifesti che riportano le 5 copertine del cd, tutti colori esplosivi come lei: celeste, rosso, verde, viola e bianco. Anche i ragazzi dell’open bar sono agghindati con tanto di t-shirt colorate che riportano il titolo dell’album.

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Fabio Furnari
Oggi niente pasto

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Scritto da Max Casali Domenica 12 Novembre 2017 18:31

Ce ne fossero di Fabio Furnari! Ossia, di personaggi a tutto tondo, capaci di non curare soltanto la propria progettualità ma di essere consci che il sottobosco artistico pullula di sorprendenti idee e lui, con instancabile caparbietà, di continuare a stanarne il più possibile e valorizzarli da un decennio, fondando l’etichetta Terre Sommerse (vedi più avanti) e con la quale edita le 12 tracce di “Oggi niente pasto”: un sentiero tra pop, narrazione cantautorale e venature jazz che sorprende, nondimeno, per la spiccata sensibilità delle liriche, in cui l’occhio vigile di Fabio lascia trapelare il dolore verso l’umiliata socialità e le sue insanabili piaghe devastanti. Addentrandoci nello specifico, “Questa notte piena di ricordi” mostra una tastiera delicata che si fonde in un bel binomio con la voce del Nostro, mentre “Sono venti” evidenzia eleganti tappeti e svisate di acustica che creano un efficace quadretto riflessivo. Nella title-track prevale, invece, il graffio dell’electric-guitar a sottolineare quanto Furnari rimase colpito dalla devastazione della Croazia e l’incrocio di occhi disperati che gli ripeterono, appunto, “Oggi niente pasto”. Scorrendo tra i titoli troviamo “La mano destra”, brano fluido ed accattivante, al bivio tra Ivan Graziani ed i Nomadi.

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