Scritto da Pietro Di Maggio Giovedì 12 Luglio 2012 20:07 Letto : 1936 volte
Terribile, al punto che le membra dei membri delle due band (e quelle di John Frusciante) sono irriconoscibili e a cercare di rimetterle insieme si fa un gran casino, e il risultato non è quello che ci si aspetta. Si passa da tentativi bucati, mansueti di atmosfere alla Soundgarden cosparsi di synth, panna montata, zabaione, miele e zucchero a velo (pesante eh?) nei migliori dei casi, a sonorità mutuate in quantità da u2 e rem infarcite di effettini elettronici e finta cattiveria nei peggiori. E nonostante tutte queste “influenze” il disco scorre zoppicando e insipido. Incastrata in tutto questo troviamo poi una voce “erede” di Bill Corgan ma con una pessima pronuncia inglese – che poi perché non cantate in italiano? L’internazionalità va cercata prima con altri mezzi. Il disco si presenta prolisso negli assoli e nei ritornelli sin dall’apertura con “Damn Song”. L’intro di “New Funk Song” (tra le altre cose inserire la parola “song” nel titolo di due canzoni nello stesso album – le prime due – non è esattamente un chiaro segno di originalità) costituisce la sequenza di secondi migliore dell’album, prima di trasformarsi in una canzone a caso di Infinito dei Litfiba (melodie e arrangiamenti che in italia non si sentivano dal 1999 ed era meglio così), e si continua sulla stessa direzione in “Distant Places”. La title-track mostra spunti interessanti e si rivelerebbe estremamente gradevole se venisse epurata dalla manciata di effettini di cui sopra. Richiami al disco precedente si alternano a tributi ai Muse nelle tre tracce successive (“Prelude” si distingue per una melodia accattivante ma che in tre minuti si fa ripetitiva), fino alle due tracce finali “Oh Sweet Love” parte I e II, un po’ velleitarie, che chiudono il sipario in distorsioni e tastiere, senza retrogusto. Nota a margine redazionale: i Tuesday's Bad Weather sono finiti nel nostro special di giugno Chi salverà l'Italia musicale come una delle migliori realtà musicali del nostro paese. L'autore di quell' articolo non è lo stesso di questa recensione, e la webzine cosi rivendica involontariamente la totale libertà d'espressione redazionale tra un membro e l'altro. 45/100
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Pierpaolo Scuro: Chitarra, voce e synth Anno: 2012 |