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Cari
Mastodon, con tutto il bene che vi voglio, questa volta avete toppato. L’occasione di un CD/DVD
Live at the Aragon poteva essere sfruttata decisamente meglio. Dopo la splendida quadrilogia fuoco-acqua-terra-aria, un live poteva essere il giusto momento per celebrare degnamente l’ottimo lavoro fin qui svolto, un documento che tirasse le somme del tragitto percorso, dalle fiamme infernali di Remission ai fluttuanti arabeschi di Crack The Skye, passando attraverso acque torbide in cerca della balena bianca e scalando le più impervie creste rocciose scolpite dagli arzigogoli tumultuosi di Blood Mountain.
Sarebbe venuta fuori una scaletta della madonna.
Invece no. Ci viene riproposto interamente l’ultimo disco che ci siamo già ampiamente gustato nel 2009, all’uscita, e nel 2010, in occasione del tour. Era proprio il caso di ripresentarsi per il terzo anno con le stesse medesime canzoni che sappiamo ormai a memoria? Per di più, i quattro brani ripescati dai precedenti lavori non sono di certo i migliori: costava tanto sforzarsi un attimino ed eseguire quei 5 o 6 capolavori del passato? A quanto pare si, visto che la scelta ricade su canzoni buone ma certamente non le migliori nel loro repertorio.
“Aqua Dementia” è devastante, certo, ma serve la voce per cantarla! Ed eccoci all’altra nota dolente. Nel 2010 ho visto i Mastodon a Milano. Esperienza stupenda, ma un po’ per il coinvolgimento, un po’ perché nella ressa cantavamo tutti, non ho dato troppo peso alla carenza evidente delle parti vocali (o forse non ho voluto ammetterlo a me stesso):
Sanders e Hinds proprio non ce la fanno a riprendere fiato. Il disco live smaschera impietosamente questa lacuna.
Detto ciò,
Live at the Aragon mostra tutta la grandezza tecnica dei
Mastodon. È suonato divinamente, le difficili partiture sono eseguite con forza e perizia e rendono giustizia al livello tecnico e compositivo della band. Certo, le parti vocali non sono marginali nell’economia dei brani e quindi la scarsa potenza canora fa non pochi danni. Anche nella cover dei Melvins. Insomma, un disco che lascia l’amaro in bocca per la selezione dei brani in scaletta e mostra la sempre più impellente necessità di trovare un cantante più capace in sede live. A sto punto, avrei preferito un bel Best of con anche un solo inedito, non si sentiva il bisogno di un’uscita del genere. Spero in un riscatto con il prossimo album di inediti!
52/100
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Troy Sanders: Basso e voce Brent Hinds: Chitarra e voce Bill Kelliher: Chitarra e seconde voci Brann Dailor: Batteria e voce
Anno: 2011 Label: Reprise Records Genere: Prog/Sludge Metal
Tracklist: 01. Oblivion 02. Divinations 03. Quintessence 04. The Czar 05. Ghost Of Karelia 06. Crack The Skye 07. The Last Baron 08. Circle Of Cysquatch 09. Aqua Dementia 10. Where Strides The Behemoth 11. Mother Puncher 12. The Bit (Melvins)
   

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