Scritto da Valentino Butti Mercoledì 12 Novembre 2008 19:29 Letto : 18462 volte
Scoperchiamo il vaso allora, certi che non ne usciranno calamità, bensì solo buona musica. Sin da subito i Pandora mettono le cose in chiaro: grande amore per le sonorità tipiche della stagione migliore del progressive italiano (anni ’70 ... ovvio ...) con rimandi mai celati a PFM, Banco, Metamorfosi, Locanda delle Fate ma (grazie forse al giovane chitarrista ?) il tutto sapientemente aggiornato e attualizzato anche con un tocco “heavy” che non guasta affatto in questo contesto. Una dimostrazione delle buone vibrazioni sonore offerte dal gruppo è senz’altro l’opener “Il giudizio universale”: ritmiche piuttosto elaborate, scandite dalle onnipresenti tastiere (ora di regale impatto ora più di “raccordo”), gran lavoro basso/batteria e l’incedere (anche appassionato) della voce di Grappeggia, magari non un “ugola d’oro” ma certamente appropriata. Scintillante lo strumentale “March to hell”, cavalcata celebrativa le capacità del duo Colombo/Grappeggia in cui si inserisce opportunamente l’elettrica di Dimasi. La Premiata incontra Emerson che “flirta” con Petrucci. Più debole “Così come sei”, soprattutto non convince il testo e l’interpretazione, mentre le musiche permangono di valore. Notevole anche l’altro strumentale “Pandora” che alterna momenti di “calma serenità” ad altri più robusti, il tutto molto spontaneo e senza esagerazioni. Memorie della Locanda delle Fate affiorano in “Breve storia di San George”, laddove invece un inizio molto sinfonico contraddistingue la title track, impreziosita circa a metà del suo sviluppo da uno struggente pianoforte. Chiude uno splendido album la lunga “Salto nel buio”; più articolata dei brani precedenti e con sfumature jazz che non ci aspettavamo (ma che apprezziamo), il motivo ha il solo torto di chiudersi in modo un po’ repentino. Inget nytt under solen ? Concedetecelo: e allora? 80/100
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Corrado Grappeggia: Voce, tastiere Anno: 2008 |