Partiamo dalla fine o forse, per certi versi, dall’inizio (come preferite): gli Scisma si sono sciolti nel 2000.
Il parziale flop del suddetto “Armstrong” (uscito nel 1999), le incomprensioni con la critica e la casa discografica (Emi/Virgin) portarono fortissime tensioni all’interno della formazione. Il passo seguente fu la conclusione di questo progetto iniziato nel 1993 sulle rive del Lago di Garda. In seguito, P. Benvegnù (Leader e cantante della Band, oggi solista), indicherà il “troppo amore” come causa dello scioglimento. Fermarsi prima che la situazione potesse diventare surreale (proprio come quando un grande amore sembra finire e, per rispetto delle parti interessate, per amore verso quanto di bello era stato, si decide di mettere un punto al viaggio intrapreso). Ascoltare oggi “Armstrong” fa uno strano effetto: il disco è ancora attualissimo sia nei suoni, che nei testi (bellissimi), e inizia ad affiorare la sensazione del perché questa produzione non abbia sortito i risultati sperati nel suo contesto di uscita. “Armstrong” era un disco sperimentale (la parola “Indie” vi dice niente?), forse troppo per la scena musicale italiana di fine millennio. Gli Scisma “suonavano” Post-Rock, senza sapere di esserlo. In poche parole, “Armstrong” non fu capito e, paradossalmente, ha iniziato ad infrangere cuori, quando ormai gli “Scisma” erano solo un ricordo: perché, diciamolo, il disco in questione è senza dubbio uno dei migliori album Rock della scena italiana anni 90, al pari dei vari “Hai paura del Buio?” (Afterhours) e “Il Vile” (Marlene Kuntz). Un piccolo capolavoro, o quasi. “Tungsteno”, primo singolo, video graditissimo a Mtv (“Brand New” chiaramente), apre il disco. L’ampio ricorso a effetti ed elettronica e l’uso alternato di Italiano/Inglese indicano la strada intrapresa. Un strada come detto sperimentale che ritroviamo anche in “I Am The Ocean” e “Jetson High Speed” caratterizzata da venature rock nervose e richiami orientali. Il testo, oscuro e tagliente, chiude il cerchio in quella che è una delle perle assolute del lavoro: "io che so non significa nulla io che so non significa niente sopravvivo al contrario di me ciò che so non significa nulla ciò che so non significa niente da dove vengo? che cosa ho perso? (…) e se sono il contrario di me, da che cosa mi sento diverso?" “io non so perché è tutto così vero, che descrivere è impossibile, bisogna immaginare...” cantano gli Scisma in “L’Innocenza” brano delicato dal vago sapore Brit Pop, che precede la psichedelica “Troppo poco Intelligente”. “L’amour” soavemente triste e sognante, vede apparire anche versetti in francese mentre sfumature Jazz colorano “Giuseppe Pierri” (maestro delle elementari di P.Benvegnù) e la successiva “E’ Stupido”. “L’Universo” parte lenta per poi espoldere ricordando le atmosfere di “Tungsteno” anche grazie al canto alternato a due voci: “l'universo è stralci di rivista in alba livida nel vento freddo e schiudersi in sogno l'universo è come sentire che chiami” Un’amore intenso e struggente pervade “Simmetrie”, vera poesia in musica, emozioni e lacrime: “simmetrie aiutami proteggimi nell'impalpabile guidandomi verso di te perché non mi manchi la tua verità simmetrie nel vento baciami sfiorandomi e quest'istante esplode nell'altissimo stagliandosi sopra di noi” La Titletrack e “Good Morning” concludono in bellezza il disco e con esse si abbassa anche il sipario davanti alla Band. Quel che ci rimane è questo “Armstrong”: gli Scisma in stato di grazia, un regalo prezioso prima dell’addio, un ascolto imprescindibile per ogni amante del rock italiano. |
Paolo Benvegnù: Voce, chitarra acustica, chitarra elettrica, campionamenti Anno: Inserire Anno di Pubblicazione |