
L’opera si inserisce in uno scenario drammatico, quello della Germania del Terzo Reich, durante l'inverno del 43', periodo in cui il regime totalitario ha praticato un controllo pervasivo su ogni aspetto della vita quotidiana.
In questo contesto, il racconto indaga una sopraffina ricostruzione degli eventi e scandaglia le modalità con cui la tirannia del potere si insinua nelle relazioni umane, utilizzando strumenti routinari, come il cibo, per esercitare il proprio dominio. Rosa Sauer, giovane donna originaria di Berlino, fulcro narrativo attorno a cui ruota la scrittura e la trasposizione scenica (drammaturgia Gianfranco Pedullà e Rosella Postorino), è costretta dalle circostanze a diventare l’assaggiatrice del cibo destinato ad Adolf Hitler. La sua condizione, che le impone di degustare ogni pasto per accertarne l’assenza di veleni, diventa il pretesto attraverso cui l’autrice esplora il concetto di complicità morale e il tormento interiore di chi, pur non potendo esercitare liberamente il proprio destino, è condannato a vivere in una condizione di ambivalenza etica. La protagonista è dilaniata da una profonda ambiguità morale. Il suo status di vittima della storia la rende da un lato un personaggio con cui lo spettatore può immedesimarsi, dall’altro il suo ruolo strumentale per il regime solleva interrogativi sulla corresponsabilità e il prezzo della sopravvivenza. La complessità psicologica di Rosa è espressa attraverso una scrittura che alterna introspezione e crudo realismo, rivelando le contraddizioni di un’anima divisa tra l’istinto di sopravvivere e la consapevolezza del proprio ruolo in un sistema oppressivo. L’elemento apparentemente centrale dell’opera, l’atto dell’assaggiare, assume una valenza simbolica potente. Il cibo, ancestralmente fonte di vita e condivisione, è trasfigurato in metodo di controllo: ogni pasto diviene un momento in cui il potere si manifesta, richiamando l’idea che anche gli elementi più ordinari possano essere strumentalizzati per esercitare oppressione. Allo stesso tempo, questo gesto quotidiano diventa metafora della condizione esistenziale dell’essere umano, costretto a confrontarsi con la fragilità della propria moralità in circostanze estreme. L'unicità recitativa vuole che il virtuoso purpureo duetto costituito da Silvia Gallerano e Alessia Giangiuliani, funga da altare e contraltare in un incalzante dialogo rifrangente fra Margot Wölk, la donna a cui è stato ispirato il romanzo dell'autrice Pastorino, Elfriede e Leni, le compagne di sventura, il tenente gerarca delle SS Albert Ziegler, il marito Gregor, soldato dispiegato e disperso in guerra, Herta e Joseph, madre e padre di Gregor, Krümel, "briciola", cuoco di Hitler. Come terzo cardine si innesta Marlene Fuochi, intrecciando sinuosamente una elegante maglia a coadiuvo di fisarmonica e voce.
La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 22 febbraio 2025
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L'assaggiatrice di Hitler
Liberamente tratto da Le assaggiatrici di Rosella Postorino uno spettacolo di Sandro Mabellini drammaturgia Gianfranco Pedullà, Rosella Postorino con Silvia Gallerano, Alessia Giangiuliani fisarmonica e voce Marlene Fuochi musiche originali Francesco Giorgi light designer Gianni Pollini sound designer Jacopo Cerolini scenografia Giovanna Mastantuoni costumi Veronica Di Pietrantonio produzione Teatro popolare d’arte
Lo spettacolo è la trasposizione scenica del romanzo Le assaggiatrici di Rosella Postorino, vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali, tra cui il Premio Campiello 2018 e il Prix Jean-Monnet 2019. Tra le assaggiatrici si intrecciano rapporti di amicizia e rivalità, fino a quando, nella primavera del ’44, non arriva in caserma un nuovo comandante, Albert Ziegler, che instaura un clima di terrore. Inaspettatamente tra lui e Rosa nasce una complicità ambigua, una relazione erotica, o forse sentimentale, che è soprattutto una primordiale forma di resistenza alla deumanizzazione che il nazismo infligge, non solo alle as La storia comincia nell’inverno del ’43, quando la ventiseienne Rosa – rimasta sola dopo che il marito Gregor è partito per il fronte russo – si rifugia dai suoceri a Gross Partsch, un villaggio di campagna della Prussia orientale, per sfuggire alle bombe sganciate su Berlino. Il paese si trova in prossimità di quella che veniva chiamata Wolfsschanze, “Tana Del Lupo”, quartier generale di Hitler nascosto e mimetizzato nella foresta. Su segnalazione delle autorità locali, insieme ad altre nove giovani donne, Rosa viene forzosamente reclutata e stipendiata per assaggiare tre pasti al giorno e sventare così – a rischio della propria vita – un eventuale tentativo di avvelenamento del Führer. Rosa Sauer è un personaggio di invenzione, ma il suo lavoro è ispirato a quello di Margot Wölk, donna realmente esistita che poco prima di morire confessò di essere stata, da giovane, un’assaggiatrice di Hitler. Di tutto questo è metafora il nazismo, che con la sua violenza invade l’Europa e la vita di Rosa Sauer, la protagonista. La versione teatrale – nello sforzo di restare fedele allo spirito originale del romanzo – indaga la possibilità per ogni individuo di scivolare nella colpa senza averlo scelto, di colludere con il Male semplicemente per istinto di sopravvivenza. E indaga la condanna tutta umana a dover «assaggiare» il mondo per vivere, ma con il rischio costante e ineludibile di morire (fonte: comunicato stampa).

Teatro Carcano Corso di Porta Romana, 63, 20122 Milano tel: 02 55181362 E-mail:
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ORARIO SPETTACOLI:
domenica ore 16:30
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