Sotto il patrocinio dell'ottima organizzazione Eventi Olimpo, uno Scanzi inedito, emozionato, quasi commosso lungo tutti i 120 minuti di narrazione dell'articolatissima poetica del Maestro Battiato, che il grande Gaber, negli anni milanesi, ribattezzò Franco. Accompagnato alla tastiera dal maestro, dall'estro vivace, Gianluca Di Febo, le cui rosse calzature hanno regalato un tocco di audacia composta al sobrio palco dell'Anfiteatro Falcone e Borsellino della deliziosa Zafferana Etnea. Scanzi, da vero estimatore e cultore del panorama musicale nazionale ed internazionale, conosce a fondo la storia di quest'uomo poliedrico e spirituale che risulta davvero riduttivo definire cantautore. Il titolo dello stesso spettacolo è mutuato dal libro scritto dal protagonista del recital che vuole essere una sorta di manifesto che sintetizza la filosofia del grande maestro siciliano. Egli, infatti mai pago, viveva la sua vita in bilico fra il terreno e l'ascetico, fatto questo che si respira in tutta la sua discografia che abbraccia lo scorso cinquantennio. L'atmosfera confidenziale e calda di un set allestito in maniera semplice e geniale: un maxi-schermo sulla schiena del palcoscenico, utile a proiettare le immagini relative al celebre maestro ed alla sua variegata storia di vita, a latere una sedia ed un piccolo tavolo sul quale campeggiano una bottiglia di vino rosso e due calici. Questo il quadro e la cornice di ciò che è apparso come il tributo in patria natia ad un uomo geniale, nato in un piccolo comune siciliano in provincia di Catania. Incalzante la narrazione di Scanzi ci racconta che la dittatura della fantasia è l'unica sotto la quale Franco ama giacere, non certo inerme, durante gli anni '60 e '70 . Inevitabile poi la diaspora nel '64 alla volta di una nebbiosa Milano, alla ricerca di nuovi stimoli, che gli valse incontri fortunati e illuminanti durante la frequentazione come chitarrista del mitico Cab 64. Jannacci, Toffolo, Pozzetto, Lauzi e, fra il pubblico, Giorgio Gaber che intercettò immediatamente Battiato; i due diventarono amici ed il Sig.G. influenzò il percorso formativo del maestro a cominciare dal nome anagrafico che da Francesco divenne Franco. Nella seconda metà degli anni '70 l'incontro con il violinista e compositore Giusto Pio: la collaborazione dei due artisti culminò negli anni '80 con il successo di numerosi brani, diventati dei veri e propri cult, quali "L'era del cinghiale bianco", "Patriots","La voce del padrone", "L'arca di Noè", "Centro di gravità permanente", "Cuccurucucù". Il resto è storia, una iperbolica storia terrena conclusasi con la morte avvenuta nel 2021. La dipartita tuttavia non ne ha occultato l'espansione spirituale in continuo divenire, fatta di verticalizzazione come contraltare all'orizzontalità del conformismo terreno. Grazie alla sua musica ed ai suoi testi zeppi di significato, produzione artistica la sua del tutto scevra da logiche commerciali, ed al suo vissuto altrettanto denso di riflessioni e ricerca di espansione, Battiato ci regala la scia iridescente che illumina il percorso. Ottima performance del giornalista che convince ed accende gli astanti nel commosso e garbato ricordo di un gigante del '900. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 3 settembre 2023. |
Esecuzioni e interpretazioni musicali di Gianluca Di Febo
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