
Scritta da Francesco Freyrie e Andrea Zalone, ideatori e autori di programmi televisivi popolarissimi come lo Zecchino d'Oro e Fratelli di Crozza, e interpretata sagacemente dal comico Vito, al secolo Stefano Bicocchi, celebre cabarettista, attore e conduttore televisivo italiano (interprete nel fim di Fellini La voce della Luna, David di Donatello nel 1990), la pièce si configura come una riflessione teatrale inedita, in cui l'ironia e l'introspezione sociologica si intrecciano caparbiamente.
L’opera, nella sua apparente leggerezza, si fa portatrice di temi di rilevante spessore, trattati attraverso una scrittura callida e un’interpretazione amabilmente caricaturale. Il titolo ci introduce in una metafora dissacrante, che invita lo spettatore a riflettere sull'evolversi della condizione umana, sul legame con le usanze, sul conflitto con la propria identità e sull'incalzante scollamento dal pensiero pragmatico. La scelta di un piatto di matrice bolognese, tanto emblematico delle consuetudini culinaria del bel paese come le lasagne, diventa paradigma dei legami che si intrecciano tra generazioni, il simbolo di un mondo che si sovrappone e si stratifica, come i piani di pasta, carne e besciamella. In tale contesto, il monologhista disegna con sguardo strabuzzato e falcata clownesca un distretto zeppo di memoria familiare, di apparente solidità dei valori tradizionali e di caustiche aspettative genitoriali. L'opera, quindi, scandita da un incalzante accento esilarante insinua negli astanti il germe del dubbio circa l'opportunità di sottrarsi all'influenza di un passato remoto che ci ha plasmato, de-formandoci, senza amputarne le diuturne radici rimanendo, per contrappasso, prede di un insipido astrattismo esistenziale. Consigliato!
La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 21 marzo 2025 |
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L'altezza delle lasagne
con Vito di Francesco Freyrie e Andrea Zalone assistenza drammaturgica e regia Daniele Sala assistente Mattia Angiola produzione Cronopios Srl
Perché è scomparsa la rucola e siamo invasi dall’avocado? Cosa ha trasformato il semplice gesto di nutrirsi in una nuova religione? Da quando l’uomo ha smesso di fare da mangiare e si è trasformato in chef? Nel suo nuovo one man show Vito ci porta su un terreno a lui caro, quello del cibo e della cucina, in un excursus esilarante e spietato sul malsano e perverso rapporto tra l’uomo e il piano cottura. Lo spettacolo che tutti quelli che amano cucinare dovrebbero vedere. Vito, attore comico da sempre appassionato gourmand e conduttore di seguitissime trasmissioni di cucina (tra cui “Vito con i suoi” su Gambero Rosso Channel), affronta con ironia e un pizzico di cattiveria un tema che gli è particolarmente caro, il cibo. Con la comicità che lo contraddistingue l’attore prende di mira tutte le manie e gli eccessi che oggi connotano l’argomento, dalla scelta delle materie prime ai ristoranti, passando per le allergie, intolleranze, diete e mode alimentari. “Non offendo e non giudico nessuno” dichiara Vito, “ma siamo talmente ossessionati da ciò che mangiamo o che vorremmo mangiare, che siamo diventati grotteschi”. La morale? Resta sempre la stessa, l’amore. Cucinare con amore, per chi si ama e per se stessi, amando l’ambiente che ci circonda, senza sprechi né eccessi (fonte: comunicato stampa).

Teatro Leonardo Via Andrea Maria Ampère, 1, 20131 Milano Tel: 02 86454545 E-mail:
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ORARIO SPETTACOLI: venerdi, sabato ore 20:30 domenica ore 16:30
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