La tragedia storica in cinque atti del Bardo di Avon, presumibilmente portata in scena dai King's Men per la prima volta tra il 1606 e il 1607 in un teatro all'aperto come il Globe Theatre, presenta nella pièce un vistoso e ben articolato snellimento di trama, ambientazione, numero di personaggi e dialoghi grazie al prezioso intervento di rivisitazione di Nadia Fusini e Valter Malosti (drammaturgo, regista e attore protagonista). Una vicenda senza fuligini quella che vede protagonisti Antonio (Valter Malosti) e Cleopatra (Anna Della Rosa), che incarnano più d'ogni altra la diade storica per antonomasia, come quintessenza del potere, della passione e dell'avidità territoriale, sotto le spoglie del sentimento, insieme all'abbondante corollario di gloriosi personaggi orbitanti. La marmorea e statica scenografia risulta semovente grazie al giogo scenico che immette stalli, obelischi e destrieri, utili all'avvicendarsi del racconto che colloca l'eroe romano mentre muove le sue gesta ad Alessandria d'Egitto, dove è noto, azzarderà una incalzante politica espansionistica, conseguenza della ripartizione dei compiti fra i triumviri, ottenuta grazie alla vittoria della battaglia di Filippi nel 42 a.c. Soggiogato dal fascino esotico e ormai maturo dell'ultima regina del regno tolemaico d'Egitto, Antonio, indolente a tratti in questa caratterizzazione, dovrà, suo malgrado, tornare a Roma per far fronte all'inaspettata perdita della moglie Fulvia, alla minaccia recata da Pompeo e, dulcis in fundo, confrontarsi finalmente con il tracotante antagonista Ottaviano (Dario Battaglia) il quale diventerà suo cognato per via del matrimonio di favore con Ottavia (Carla Vukmirovic). Dal canto suo Cleopatra, scaltra e disinibita, è riuscita a relazionarsi efficacemente con Roma portando avanti una politica espansiva e accentratrice, nonostante il continuo avanzare dell'egemonia della Repubblica romana nel mar Mediterraneo. Ella, canuta e nevrile, ma ancora vivace ed energica, mal sopporta l'allontanamento del suo amato. Canalizzerà quindi il suo furente sgomento e la sua ira funesta in una invettiva carica di ironia e pathos nei confronti del miserando messaggero (Paolo Giangrasso), reo d'avere portato una notizia a lei invisa, quindi meritevole d'esser punito dai colpi della regale spada. L'epopea tratteggia lo scandire della storia antica e della civiltà romana intersecando i destini dei due mondi contrapposti all'apparenza, quello occidentale e quello orientale, evidenziando l'ascendente magnetico rappresentato dall'ultima regina d'Egitto, la quale con la sua esistenza stessa ha dimostrato quanto la cultura, la ricchezza e l'ardimento abbiano potuto concorrere e far sì che una donna intelligente ascesa al potere, potesse essere strategica, astuta, ironica e cinica tanto e più di un uomo, anche se vissuta oltre 2000 anni fa. L'inframezzo di gran pregio, rappresentato dall'eunuco alato Erote (Dario Guidi), restituisce allo spettacolo, che ha un convincente taglio moderno grazie alla riuscitissima scelta di personaggi dinoccolati come l'ancella Incanto (Noemi Grasso) e l'indovino (Massimo Verdastro) che fin dall'inizio presagisce inascoltato la tragedia con postura e carattere esilaranti, la convincente caratteristica arcaica originaria. 140 minuti di godibilissimo spettacolo La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 4 giugno 2024 |
Antonio e Cleopatra
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