La più realistica e versatile fra le tragedie shakespeariane, scritta verosimilmente nel 1605, involucrata in chiave noir-pop, scorre caparbia e senza fronzoli per 180 minuti di serrato racconto, tranciato in cinque sequenze affettate da note hard rock (suono di Gianfranco Turco) e, sul finire, da melodie celtiche funzionali al riavvio del nastro che torna al punto in cui tutto ebbe inizio. Il main plot s'avviluppa al subplot, distinguendone e restituendone il carattere specifico unicamente sul finale, con il tacito riconoscimento dell'equa importanza ad entrambe le vicissitudini. Il protagonista, Lear (Elio De Capitani attore e regista italiano Premio Ubu 2006/2007 come migliore attore non protagonista per Angels in America - 2010/2011 miglior spettacolo per The History Boys) affiancato dal proselito fool (Mauro Lamantia) è un sovrano vetusto e tracotante tradito dall'ingenuità della malcelata vanagloria, preda di sè stesso e delle sue debolezze. Le figlie già ammogliate Goneril (Elena Ghiaurov), il cui coniuge è il Duca di Albany (Giuseppe Lanino), Regan (Elena Russo Arman), a sua volta sposa del Duca di Cornovaglia (Alessandro Quattro), e la schiva ultimogenita Cordelia (Viola Marietti), ancora nubile e favorita del re fino a quel dì, che tanto rimandano alla struttura fiabesca perraultiana, sono convocate dal monarca a disputare una gara di lusinghe in suo favore che varrà loro la corposa eredità di parte del regno, accompagnata dalla bramosia ottusa e crudele che il potere regala. Nel mentre, il conte di Gloucester (Giancarlo Previati noto attore di cinema e fiction televisive) disputa con il figlio Edgar (Mauro Bernardi) e con l'illeggittimo Edmund (Simone Tudda) la contesa famigliare che, da par suo, porterà lo sviluppo della trama sul limitar della dolorosa e cieca saggezza. Il tema dell’ingratitudine filiale, del potere, della maturità, della follia e dell'abbandono, sono trattati con la lucida lente d'ingrandimento dei giorni nostri da una attenta regia (Ferdinando Bruni e Francesco Frongia) a cui il poema, per le sue caratteristiche originarie, ben s'adatta. Lodi senza riserve vanno in particolare al protagonista Elio De Capitani, che ha saputo calarsi nell'archetipo dell'inaccorta anacronistica ingenuità patriarcale che ineluttabilmente sconfina nella totale desolazione, ed al suo fedele contraltare Mauro Lamantia, beffardo giullare senza filtri, perfetto esegeta di callida follia con cui è immediato trovare il très d'union in una sfera inconscia. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 27 ottobre 2023 |
di William Shakespeare regia Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
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