Assistere alla riuscita mutazione di un autentico caposaldo del genere favolistico, divenuto nel '900 film d'animazione e cult della copiosissima produzione Disney, rivisitata in chiave progressista pur conservando graziosamente intatto il romantico sapore settecentesco è ciò che un eterogeneo ed entusiasta pubblico ha fatto ieri al Carcano. Il momento saliente dell’antefatto è narrato attraverso la tecnica del flashback che da il via alla magia del racconto, riavvolgendo abilmente il nastro della narrazione. La causa di tutte le vicissitudini conseguenti sta proprio nel burbero comportamento adottato dal principe che verrà punito e confinato al ruolo di reietta Bestia (Enrico Galimberti), cristallizzata nel castello dei nostalgici e impolverati ricordi in compagnia dei divertentissimi arredi animati, parlanti e pensanti, trasmutati dalla maledizione di un mago malvagio e condannati a restare tali fino a che la catarsi di una amorevole donna, abile ad andare oltre l'apparente brutalità del principe, venga loro in soccorso facendoli tornare a far parte del genere umano. Il countdown è scandito da una rosa sotto ampolla sul fondo della scena, occorrerà che l'ultimo petalo non cada, poichè questo determinerebbe l'impossibilità di tornare ad essere felici e liberi. Bernard (Alessandro Gaglio), il benevolo fratello, prende il posto del padre di Belle (Diletta Belleri)in questa narrazione e Clotilde/Clarisse (Elisa Priano), la sorella, fa da valido rinforzo al nucleo d'appartenenza della virtuosissima e contesa fanciulla. Miguel (Manuel Diodato), il tracotante antagonista, è subdolo e scaltro in questa rivisitazione, tanto da boicottare l'aspirante cognato e guadagnare credibilità utilizzando l'inganno e il ricatto economico per ottenere in cambio la mano della agognata Belle; non diremo altro perchè è consigliabile che lo andiate a vedere a teatro. Scoppiettante e ben amalgamata la danza, il canto e la recitazione di tutti i protagonisti e coloro che tecnicamente si definirebbero aiutanti assumono un ruolo di rilievo catalizzando applausi e potenziando il racconto rendendolo divertente e scanzonato malgrado il pathos di partenza grazie ad una prodigioso talento e ad una spiccata generosità artistica che sfocia in una coralità cristallina. Crinoline in bella mostra e gigantografia di bottoni e forbici (Sartoria Teatrale di Laura David-sarta Mina Ghitti) danno un tocco di frivolezza raffinata alla favola, per le scenografie (Pamela Foresti, Giuseppe Foresti -TECNOFRA – Al Servizio dello Spettacolo S.r.l.), con grafica classica, data la caratura degli attori si sarebbe potuto forse azzardare di più. L'attaccapanni Vittòn (Alessio Bendoni), campione di stile e consigliere di charme, spicca per bravura e versatilità tanto quanto Clarisse, la gorgheggiante e spumegginate specchiera, così come la coloratissima stufa camino Angélique (Rebecca Comite), che ci travolge con la sua simpatia energetica, tanto quanto la saggia e coscienziosa Poltren (Federico Della Sala), seduta in stile Luigi XXIV, e come infine la libreria Séverine (Maria Fanelli), più in sordina ma presente a fare mobilia animata. Le radici delle fiabe affondano molto spesso nei secoli che ci hanno preceduto e tanto spesso e addirittura in epoche assai remote; nello specifico il racconto sarebbe riconducibile a 'L'asino d'oro' di Apuleio (Madaura, 125 d.c. – Cartagine, 170 d.c.), anche se la prima variante edita è ascrivibile alla scrittirce di fiabe Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve (La Rochelle, 28 novembre 1685 – Parigi, 29 dicembre 1755) pubblicata nel 1943 in 'La jeune américaine et les contes marins', e ancora la versione più ridotta è quella di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont (Rouen, 26 aprile 1711 – Chavanod, 8 settembre 1780) nel 'Magasin des enfants ou dialogues d'une sage gouvernante avec ses élèves'. La metafora degli avvenimenti racconta in questa fiaba che la forma diventa sotanza e in conseguenza di ciò che gli aggettivi stigmatizzano per diventare nomi propri di persona con un epilogo che lascia spazio alla redenzione come scelta. Un musical davvero ben fatto, una Compagnia, quella dell'ORA, che riesce nell'intento per la quale è nata, ossia essere speciali in questo genere. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 29 aprile 2023. |
La leggenda di Belle e la Bestia Teatro Carcano |