Una saga tutta apparentemente al femminile, quella che contraddistingue la pellicola diretta e sceneggiata da Greta Gerwig insieme a Noah Baumbach, che vede come protagonista una biondissima Margot Elise Robbie, nella veste della patinatissima bambola, accompagnata dal fido gregario Ken, interpretato da Ryan Gosling. Si tratta in sintesi del riadattamento cinematografico della celebre serie di fashion doll del colosso statunitense Mattel Inc. Il film, laccato di un rosa big babol inquietante, ha toccato, lungo tutti i 110 minuti della sua durata, parecchi nervi scoperti e lo ha fatto in maniera astuta. Complice un volto che buca lo schermo, quello dell'attrice principale, che fa breccia nei cuori utilizzando l'avvenenza a vantaggio della buona interpretazione; la sceneggiatura punta allo sgretolamento della storia iniziale, quella che volle l'invenzione del giocattolo ergersi a vessillo della pura emancipazione femminile dagli unici ruoli tradizionali e stereotipati nei quali ogni femmina poteva riconoscersi: quelli di moglie e madre dai quali, a questo punto, è giusto separarsi con la consapevolezza che una narrazione cinematografica può suggerire. Barbieland, il plastico mondo matriarcale parallelo e indolore nel quale tutto accade ma nulla succede, è correlato al mondo reale da un fil rouge sottile che crea una voragine di riflessioni, malcelate da ipnotici e suggestivi colori shocking, di cui è utile venire a conoscere vedendo il film. Per superare la stereotipia dei comportamenti femminili, governati sfacciatamente dallo strapotere maschile ed imperante fino agli anni '60, la multinazionele Mattel si adoprò per servirne dei nuovi e mai praticati. Il prunaio della pseudo liberazione e travalicamento celava dei risvolti che, dopo oltre un sessantennio, appaiono come gabbie constrictor dalle quali sembra davvero giunto il tempo di liberarsi definitivamente attraverso un processo doloroso ma necessario, come affermano esplicitamente attraverso la bobina le sceneggiatrici con il beneplacito dei produttori e dei distributori. Film adatto sicuramente ad una fascia di pubblico over 20, contrariamente a quanto si possa supporre. |
diretto da Greta Gerwig |