Dentro una storia di tutti i giorni. Il Carcano,antico teatro milanese fra i più prestigiosi,accoglie questo spettacolo che racconta,attraverso l'incontro tra due donne,una storia familiare che svela quanto sia complicato,a tratti impossibile,essere onesti nell'osservare se stessi e gli altri, con mente lucida,ammettendo che il male oscuro della violenza si annida forte e prepotente fra le mura di casa nostra.Giuliana(Giuliana Musso Protagonista,Regista ed Autrice),interprete di se stessa,incontra Roberta(Maria Ariis)donna milanese,madre di tre figli e moglie di Andrea. Dodici sedie di legno rosso fuoco sono allineate in fila,sei per lato ,alle spalle delle attrici poste una di fronte all'altra;le due si muovono dentro una base circoscritta che assomiglia ad un tappeto da ring della stessa nuance purpurea. Il titolo riassume in effetti ciò che la trama racconta: se volessimo identificarci, e potremmo farlo, sarebbe davvero utile perchè il teatro ha lo scopo di rappresentare la realtà e gli spettatori sono i fruitori di uno specchio dinnanzi al quale possono vedere l'immagine dei loro spettri e decidere se vogliano riconoscerla e manifestarla oppure continuare a reprimerla come se non esistesse. Capitolo uno: siamo in un bar. L'immaginazione ci trasla in un luogo di ristoro attraverso i rumori di fondo tipici : l'espresso che sgorga dalla macchina del caffè,il vocio stridulo dei clienti e Roberta che finalmente incontra Giuliana perchè sente l'incalzante urgenza di confidarsi circa un fatto che le reca dolore, una indagine criminale, processata e archiviata ,che riguarda la sua famiglia.La donna manifesta, tra ricordi,esternazioni e sincero turbamento, il desiderio che l'ascoltatrice trasli il suo cocente vissuto in prosa, attraverso uno spettacolo teatrale perchè "solo la verità ci può salvare".Giuliana,sagace interprete e puntuale regista mai velate dal fumo della retorica, è al contempo l'Io narrante che sfoglia il libro del racconto, capitolo per capitolo sino ad arrivare a quello finale. Non è opportuno che io sveli la trama,si tratta di un testo introspettivo nel quale il protagonista è il tabù e l'antagonista è il tentativo di scardinarlo. Siamo tutti carnefici e vittime allo stesso tempo,in un giogo strozzante in cui i ruoli che l'individuo, la società e i retaggi culturali esercitano che diventa una cornice ipocrita dentro la quale si consumano drammi che il più delle volte restano sepolti sotto la coltre di un Super-Io dominante. L'autrice, a mio parere saggiamente, cita Sigmund Freud che nel 1895 aveva elaborato la « teoria della seduzione » secondo la quale la nevrosi nasce da un terribile trauma infantile represso;i tempi però non erano maturi affinchè il padre della psicanalisi fosse accolto e osannato per le sue teorie visionarie e anch'egli,è fondato pensarlo,dato il mancato riconoscimento della comunità scientifica,le ritrattò. Il capitolo dodici,quello che precede il finale,vede la scena disordinata con le sedie capitolate e scomodate dal loro iniziale posizionamento.La simbologia degli arredi racconta tanto e più delle stesse parole,le musiche(Giovanna Pezzetta)e i suoni ben modulati scandiscono le pagine e chiosano i capitoli. Il finale è un ritorno alla fase iniziale che tuttavia non è più la stessa:le due donne sedute si guardano e si cingono la mano,lo Sturm und Drang delle emozioni ha rivoluzionato la scena e, soprattutto,ha scosso la fortezza apparentemente inespugnabile della censura. Consigliato a tutti,soprattutto a chi desidera non accontentarsi. La presente recenione si riferisce alla rappresentazione del 26 gennaio 2023 |
Dentro Una storia vera, se volete
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