Il ritorno trionfale di Anna Galiena, dopo oltre un decennio di assenza da questo teatro, ispirato ad alcuni dei testi più significativi delle opere del più importande drammaturgo della storia dell'occidente. Esibirsi attraverso Shakespeare è compito ardito e Anna Galiena lo fa con la garbata padronanza acquisita dopo anni di fruttuosa esperienza cinematografica e televisiva che le è valsa una prestigiosa fama internazionale, unitamente ad una costante stima del pubblico, e meritati riconoscimenti di lustro (Globo d'oro e Grolla d'oro nel 1994 per il film 'Senza Pelle'). La sala A del Parenti, la più intima, accoglie la pièce e l'attrice con il suo mix di arredi in stile liberty e modern anni '90. La scenografia è essenziale fatta di un palco riverberato ed a complemento il suono di un pianoforte. Macadam del racconto rosso falun 3 colonne cubiche a seduta e cornice. Presente e palpabile in sala risiede la consueta voglia del pubblico di proiettarsi in una dimensione metafisica e sofisticata che rigeneri i refusi psicologici, ripulendone le intercapedini corrotte dalla greve quotidianità. Il dramma storico nel 'Riccardo III', la tragedia in 'Romeo e Giulietta', Macbeth, Amleto, Otello e la commedia in 'Sogno di una notte di mezza estate' sono gli stili di scrittura dalle cui opere monumentali l'attrice, personaggio e Bardo, trae il suo monologo nel quale riesce a modulare sapientemente il registro mimico e, all'uopo, una muta vocale davvero iperbolica. Il dialogo in versi tra i personaggi, nei quali la protagonista si fonde e si sdoppia, ha di fatto un comun denominatore: gli archetipi innati personali e collettivi che governano la psiche degli individui e dell'intera umanità. In ognuna delle opere, tradotte e riadattate, si snodano le gesta più remote e attuali in cui si possono individuare gli schemi comportamentali dell'innocente, dell'orfano, del guerriero, dell'angelo custode, dell'amante, del cercatore, del distruttore, del creatore, del sovrano, del mago, del saggio e del folle con la loro introversione ed estroversione La stessa Galiena fa emergere un velato tratto personale, intervallando una porzione di dialogo condotto con impeccabile ortoepia, ad una caratterizzazione intima condita di speziata inflessione gergale ciociara, evidenziando di sé, con questa breve e arguta personalizzazione dei testi, la parte ribelle in cui, giovanissima, abbandonò il tetto genitoriale per legarsi ad un gruppo di scapigliati stanziati in una zona non meglio identificata del Lazio e, mi piace immaginare, instillando così nel suo pubblico, il desiderio di rifuggire dagli schemi della stringete scarna quotidianità. Mirabile compendio artistico, intriso di nobile intento salvifico e psicanalitico. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 4 aprile 2023 |
COPPIE E DOPPI
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