“Se non potrò muovere le potenze del cielo, solleverò quelle dell’Inferno” Il dottor Freud ci scruta, lo fa dichiaratamente attraverso la spirale di una pupilla del tempo (immagini di Walter Sardonini e scene di Marco Rossi) che monitora inesorabilmente, silente ai più, la proiezione del nostro passato attraverso un fittizio presente che solo agli audaci muterà il futuro. Un garbatissimo trio ensemble, abbigliato alla belle epoque, composto da violino (Rachele Innocenti), chitarra elettrica - basso e classica (Damiano Terzoni) e trombone che all'uopo diviene tastiera (Saverio Zacchei), accompagna ed enfatizza il racconto autobiografico di Massini-Sigmund che vive in prima persona finanche la sua opera magna da cui il titolo trae oggettiva ispirazione. ES, IO e SUPER-IO: le musiche (Enrico Fink) possono, in metafora, essere assimilate agli strumenti che agiscono nella parte più profonda dell'individuo, a volte stridenti ed a tratti armoniose, mai silenti per chi ha orecchio per ascoltarne le note singole e, soprattutto, l'illuminante refrain. Il "Signor Freddo", non è un errore di battitura nominarlo così, ci osserva caparbiamente, insistentemente e dichiaratamente severo; ciò sgomenta, impaurisce, rende nudi agli occhi di un pubblico privo di clemenza e di compassione che si chiama "sé" ed "altro da sé, avvezzo a tranciare giudizi censuranti che mai t'applaude e ti costringe, apparentemente ineluttabile, miserevole nelle quinte della tua convenzionale esistenza, solo però se lo consideri l'unico meritevole di attenzione. Sigismund Schlomo Freud (neurologo, psicanalista e filosofo austriaco) fondatore e padre della psicoanalisi, esplicita attraverso il trattato "Die Traumdeutung" caposaldo imprescindibile della psicoanalisi, che per conoscere chi davvero si è, occorre guardarsi dentro, scrutare ciò che nella proiezione notturna accade, facendolo emergere e traducendolo pazientemente in un linguaggio intellegibile come si tratti di un monologo interiore che non aspetta altro che essere captato per diventare finalmente dialogo. Il protagonista disvela tutto ciò, e gliene siamo profondamente grati dato l'elevato peso specifico della tematica, parcellizzandolo in modo immediatamente fruibile. Accomodato su una violetta chaise longue oppure incuneato sotto l'oblò verticale di luce fumosa (luci di Alfredo Piras) in cui magistralmente si trova risucchiato, investito dall'angoscia e dalla frustrazione a causa del percorso di introspezione scenico. Due ore di monologo d'autore, in cui l'inestimabile Stefano Massini ha saputo calzare sapientemente ed in termini convincenti i panni di colui che rivoluzionò il pensiero filosofico-scientifico del '900, mandando totalmente in oblio la matrice vecchia di 124 anni. Consigliato, apprezzato e lodato da applausi, ovazioni meritate, ripetute e generose. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 13 ottobre 2023 |
L’interpretazione dei sogni
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