Le cameriere Claire (Beatrice Vecchione) e Solange (Matilde Vigna) si palesano al pubblico rivolgendovisi con fare disinvolto e look contemporaneo, in un nero contesto scenico adorno di light cases di varie dimensioni.
Le due dichiarate sorelle si calano quindi, dopo aver dato l'acting ed abbigliandosi all'uopo, nel personaggio bicefalo della servile ancella al servizio di una agiata Signora, della quale interpretare a turno le movenze con impeto e sadismo, indossandone vestiti e gioielli e caricando di veemente disprezzo il vicendevole rapporto con la domestica designata, che interpreta sé stessa. Nel meccanismo di questo masochistico ed estenuante gioco delle parti, chi interpreta la serva non mette in scena sé stessa ma la partner; in un rituale di slittamento di identificazioni, prende quindi avvio la catena di sottomissioni in cui il grado di asservimento di Claire e Solange tange la linea dell'eros puntando dritta verso l'oscuro ed estremo atto criminale. Ogni sera l’omicidio della Signora verrà simulato e sistematicamente interrotto da crogiolanti superflui preliminari, a detta di Claire, con evidente allusione sessuale, al trillo della sveglia che traccia l’arrivo della padrona. Eccellente interpretazione della attrici Vigna e Vecchione, protagoniste vigorose nei panni dell'umile fantesca, abilissime a scandire il teatrino dei paradossi emotivi, mutando rapidamente registro, mimica, postura del corpo, toni, tenendo un ritmo che, per quanto grottesco, con aura tragica di chi punta al nichilismo, resta da commedia. L'apparire sovrumano della signora riporta le due “nel deserto del reale” e ristabilisce il divario fra le parti nella casa. Madame, col suo atteggiamento melodrammatico è assai preoccupata per il Signore in carcere, pur restando vigile e sospettosa, lucida e guardinga. Forte del controllo della realtà che la circonda, conduce le sottoposte a inciampare sui dettagli, fino a farle capitolare rischiando di essere scoperte nel loro piano. La scelta di Eva Robin's, per il ruolo della soggiogante antagonista, si rivela calzante, sia per la capacità di tratteggiare in modo ambiguo e sornione un personaggio che si muove tra becero cinismo e ostentata frivolezza sia per l'aderenza al tono non-naturalistico che lo stesso Genet, padre dell'opera, raccomandava ai suoi interpreti. La perfetta coesione di staff e regia concorrono ad un risultato di livello ragguardevole.
La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 5 aprile 2024
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Le serve di Jean Genet con Eva Robin's - Madame Beatrice Vecchione-Claire Matilde Vigna- Solange regia Veronica Cruciani raduzione Monica Capuani adattamento Veronica Cruciani scene Paola Villani costumi Erika Carretta drammaturgia sonora John Cascone co-produzione CMC-Nidodiragno, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano
Capolavoro di Jean Genet, liberamente ispirato a un fatto di cronaca che scosse l’opinione pubblica francese negli anni Trenta, Le serve è un perfetto congegno di teatro nel teatro che mette a nudo la menzogna della scena, “uno straordinario esempio di continuo ribaltamento tra essere e apparire, tra immaginario e realtà”, nelle parole di Jean-Paul Sartre. La storia scritta da Genet è quella di due cameriere che allo stesso tempo amano e odiano la loro padrona, Madame. Le serve hanno denunciato il suo amante con delle lettere anonime. Venendo a sapere che l’amante sarà rilasciato per mancanza di prove, e che il loro tradimento sarà scoperto, tentano di assassinare Madame, falliscono, vogliono uccidersi a vicenda; una di esse si dà la morte. Genet presenta le due sorelle, Solange e Claire, nella loro vita quotidiana, nell’alternarsi fra fantasia e realtà, fra gioco del delirio e delirio reale. A turno le due cameriere recitano la parte di Madame, esprimendo così il loro desiderio di essere “La Signora” ed ognuna di loro, a turno, interpreta la parte dell’altra cameriera, cambiando lentamente atteggiamento, dall’adorazione al servilismo, dagli insulti alla violenza. La rivolta delle serve contro la padrona – spiega la regista Veronica Cruciani che cura anche l’adattamento con la traduzione di Monica Capuani - non è un gesto sociale, un’azione rivoluzionaria, è un rituale. Questo rituale è l’incarnazione della frustrazione, l’azione di uccidere l’oggetto amato ed invidiato non potrà essere portata a compimento nella vita di tutti i giorni, viene ripetuta all’infinito come un gioco. Tuttavia questo gioco non raggiunge mai il suo apice, la messa in scena che le due sorelle compiono viene continuamente interrotta dall’arrivo della padrona. Secondo Sartre questo fallimento è inconsciamente insito nel cerimoniale stesso che le serve mettono in scena; il tempo sprecato nei preliminari non porterà al compimento del rituale. Anzi questo rituale diventa un atto assurdo, è il desiderio di compiere un’azione che non potrà mai superare la distanza che separa il sogno dalla realtà. Una fallimentare ripetizione magica, il riflesso deformato del mondo dei padroni, che le serve adorano, imitano, disprezzano. Il ruolo di Madame è affidato a Eva Robin’s, icona pop del transgender dall’originale percorso teatrale (ha recitato, fra gli altri, Cocteau e Beckett ed è stata candidata all’Ubu per Tutto su mia madre). A interpretare les bonnes, due giovani attrici cresciute alla Scuola dello Stabile di Torino: Beatrice Vecchione – già diretta da Malosti, Martone e Muscato – e Matilde Vigna, Premio Ubu come Migliore attrice Under 35 e finalista 2022 per il Miglior nuovo testo italiano (fonte: comunicato stampa).
Teatro Carcano Corso di Porta Romana, 63 20122 Milano tel: 02 55181362
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