Allestimento stroboscopico nella cornice più suggestiva che si potesse ipotizzare per accogliere una narrazione così lontana e al contempo abbarbicata alle nostre radici inconsce più profonde. Il Teatro Greco di Siracusa, in seno alla portentosa Fondazione INDA, ci dimostra cosa sia capace di suscitare, quando abbraccia la tragedia greca, questa volta rivisitata egregiamente in chiave allegorico-moderna da Francesco Morosi. L'epopea omerica, capitanata da un Odisseo (Giuseppe Sartori) nerboruto ed ardimentoso, viene pennellata, come un tableaux ad olio dal tratto sicuro e fantasioso, dal regista e coreografo di fama mondale Giuliano Peparini che questa volta sembra essersi superato nell'obiettivo, puntualmente raggiunto, di stupire gli astanti pur rimanendo compostamente fedele, nei dialoghi recitati, al testo originale. Le musiche (Reuben and the Dark) e le luci (Light designer Alessandro Caso -Videomaker Edmundo Angelelli) dosate ad arte e modulate come in un musical di Broadway, rendono vivido l'effetto scenico che concorre al movimento perpetuo nel quale Ulisse trascina sè stesso e financo quei personaggi apparentemente rarefatti, come la madre, il padre, il figlio e la moglie. Un anziano e saggio cantore conduce per mano, incalzandolo nelle audaci imprese, il protagonista che dialoga parimenti sfacciatamente con Calipso, la dea immortale, ed impavido con tutti gli insidiosi personaggi che incontrerà sul suo frastagliato cammino, pagando certamente caro il prezzo del suo coraggio e della sua geniale estroversione. Scenografia iniziale imponente ed elegante (Cristina Querzola, Lucia D’Angelo) pronta a mutare il suo aspetto originale con sinuosi movimenti di ballo a tratti acrobatico e recitazione equamente dosati. La hall partenze di un aeroporto con il suo monitor in cui campeggiano mete e orari: New York, Parigi, Hong Kong ma soprattutto Itaca. Uno stuolo di abilissimi ballerini, trasformati in distinti viaggiatori incravattati, accompnagato da un corposo plotone di altrettate valenti hostess, apre la scena del viaggio letterario trasposto di XXVII secoli. Perpetuo navigante della sua stessa vita non poteva accontentarsi, Odisseo, di un orizzonte sempre uguale, né dell’eterno ritorno delle onde, preferendo perdersi nel costante periglioso viaggio lì fuori ma sopratutto all'interno di un Io profondo, per poi ritrovarsi non più uguale a sè stesso. Affascinante quanto inafferabile, Ulisse sa che di lui tutti, umani e divini che siano, possono innamorarsi e per questo non riesce a sottrarsi agli atti più improbi e rischiosi che gli varranno le ire di Poseidone e, di contro, il favore della dea Atena che lo aiuterà a raggiungere l'agognata meta. Come non riconoscere nelle tappe percorse, I Ciconi, I Lotofagi, Il ciclope Polifemo, Eolo, I Lestrigoni, Circe e l'Ade, Le sirene, Scilla e Cariddi nonchè l'isola di Elio, Calipso e infine Itaca, il simbolo psicanalitico di un itinerario di perdita consapevole della propria identità alla stregua della stessa vita. Lavoro corale, magistralmente interpretato da un cast affiatato e diretto in modo impeccabile. Pièce di altissimo livello. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 29 giugno 2023 |
libretto di Francesco Morosi |