Il pubblico del Nazionale è avvezzo alla buona musica intersecata dalla recitazione e dal ballo ma stavolta, va riconosciuto, s'è dato vita ad un tributo magico al Rock inconsueto ed anticonformista. Torna in scena a distanza di un anno, e con rivelate rinnovate intenzioni, “We Will Rock You”, scritto da Ben Elton insieme a Roger Taylor e Brian May e prodotto per l’Italia da Claudio Trotta per Barley Arts, siglato dalla puntuale regia, adattamento e testi di Michaela Berlini, coadiuvato da una band corroborante nell'esecuzione. Ambientato in forma scenica statica, psichedelica (luci di Francesco Vignati) e bidimensionale in un futuro distante 300 anni, in un pianeta che un tempo fu chiamato Terra e ora denominato Mall, totalmente soggiogato dalla globalizzazione. Un luogo dove il rock e la musica dal vivo sono bandite e i loro seguaci confinati al rango di reietti in fuga perenne. I nomi dei protagonisti, nati dalla fantasia, prendono vita in realtà come una spirale onirica, proprio dal meraviglioso testo “Bohemian Rhapsody". In una società prevaricata dalla Global Soft, fantomatica multinazionale che controlla il mondo in maniera totalizzante, si muovono i due protagonisti Galileo Figaro (Damiano Borgi, tenore dal piglio deciso e convincente nel tirare le fila della narrazione) e Scaramouch (Alice Grasso, virtuosa co-protagonista dal gorgeggio potente), mettendo in campo la loro ribellione alla stereotipia voluta da Khashoggi (Paolo Barillari, convincente nei panni dello spietato e opportunista, al contempo frustrato e sadico, il cui passatempo preferito è torturare chi osi contraddire il sistema e che manifesta il suo vigore scenico nel brano "Seven Seas Of Rhye") e da Killer Queen (Natascia Fonzetti, poderosa performer a tutto tondo, incontrastata protagonista della scena, pienamente calata nelle vesti della leader dominatrice e sadica totalmente persuasiva nella recitazione e nel canto innestandosi agilmente nel prospetto coreografico del ballo). La perfida regina rivela la dirompente potenza vocale nel trittico “Fat Bottomed Girls", "Don’t Stop Me Now" e "Another One Bites The Dust”. I ribelli bohémiens grazie alla propensione alla conoscenza e alla musica d'autore e, soprattutto, alla guida della stella più luminosa del firmamento del rock, The Queen, intraprendono una battaglia a colpi di brani leggendari come "Radio Ga Ga", "Innuendo", "I Want to Break Free", "Somebody to Love", "Play the Game", "Under Pressure", "A kind of Magic", "I Want It All", "Crazy Little Thing Called Love", "Sail Away Sweet Sister", "Who Wants to Live Forever", "We Are the Champions", per culminare nei due pezzi più commoventi, trascinanti e, a mio avviso, rappresentativi quali "Bohemian Rhapsody" e "We will Rock You", per risvegliare le coscienze ed appropriarsi di un avvenire diverso e migliore per il genere umano e per il pianeta, grazie alle continue, strane e provvidenziali interferenze degli artisti musicali del passato, di coloro che la musica la creavano artigianalmente, che popolano la mente di Gallo (diminiutivo appioppato a Galileo da Scaramouch). Chiosa ed apre lo spettacolo il validio Davide Tagliento, Pop nella pièce, che ci cattura con “These Are the Days of Our Lives” ed in coro l'intero cast inneggia a suon di basso assordante, che il futuro non è un ineluttabile destino perchè siamo noi stessi a scriverlo. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 3 febbraio 2024. |
Teatro Nazionale CheBanca! |