Lo accompagna soavemente al pianoforte nell'excursus del Teatro d’evocazione la maestra Laura Baldassarre, abile rumorista e valida spalla nel ruolo sussurrato della partner Maria e non solo. La carrellata fra i decenni è scandita in capitoli ed abbraccia possente un poderoso sessantennio, dagli anni '40 agli anni '90, attraverso il post-bellico ed il boom economico italiano, per lasciare sospesa la traccia a riflettere sul concetto di felicità, conformismo, consumismo e alienazione e sopra ogni cosa, di resistenza e nichilismo. "Bella Ciao" (anni ‘40), "Garden Manila" (anni ’50), "Attento al tram" (anni ’60), "Il filosofo" (anni ’70), "L’amico" (anni ’80), "Il creativo" (anni ’90). Beate le teche Rai aggiungo io, che custodiscono un patrimonio inestimabile e tanta parte del prezioso repertorio del benemerito Mister G e dell'altrettanto illustre Enzo Jannacci, fautori di una sempre verde ricerca di ristrutturazione di ideali e promulgatori di un cantautorato intriso di malinconia e riflessione, del tutto privo di retorica e piena di contenuti. Bene, proprio da quelle teche provengono gli spezzoni di televisione d'altri tempi, che inframezzano i capitoli e ci ricordano quanto il mezzo televisivo, seppure appena nato, fosse impattante per la società ed il costume e di quanto lo stesso abbia via via del tutto modificato la sua connotazione originaria diventando un mitragliatore di indottrinamento capace di polverizzare la volontà degli inermi astanti. Sepolti sotto la polvere del Fast Moving Consumer Goods artistico gli intenti dell' intellighenzia del cantautorato milanese, genovese, veneto, italiano per dirla tutta, non ci rimane, come antidoto, che andare a teatro per ricordarci di ricordare cosa eravamo e cosa siamo diventati. Performance di livello, come sempre al Grassi. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 14 giugno 2023. |
di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
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