Permeata da pervasiva fumosità l'ambientazione londinese di tardo '800 appare tetra e pregna di suspense per l'intera durata del racconto, intensificata da musica incidentale "drone of dread" e illuminotecnica low-key di notevole effetto inquietante.
L'Io narrante, Sergio Rubini, sfoglia idealmente le pagine del romanzo, scandendone il ritmo coinvolgente attraverso un riconoscibile e suadente tono di lettura che ci proietta all'interno di una suggestiva e tormentata dimensione. Henry Jekyll, l'avvenente medico inglese che ha trascorso quasi tutta la sua irreprensibile esistenza a contenere con sofferenza gli insani impulsi malvagi del suo subconscio, è un rispettabile borghese, saldamente ancorato alla convinzione che la sua onorabilità debba essere preservata a dispetto dell'ingombrante alter ego che alberga in lui. Il proposito di far emergere il suo lato oscuro attraverso l'auto somministrazione di un preparato chimico e del suo antidoto ad hoc, tuttavia, deraglia clamorosamente perché il dialogo auspicato e indotto dal dottore fra le due versioni dello stesso sé si trasforma in un braccio di ferro sfiancante che tende alla preponderante supremazia di una delle due sfaccettature del medesimo individuo, quella del Sig. Edward Hyde. Le figure di Gabriel John Utterson, devoto avvocato a cui il dottore affida l'esecutività del suo testamento, di Richard Enfield, amico e cugino del legale e di Hastie Lanyon (Sergio Rubini), dottore e stretto amico di Utterson e Jekyll, orbitano intorno al leggendario protagonista ed al famigerato antagonista e rappresentano dei satelliti indispensabili per il celebre racconto scritto nel 1886 dal drammaturgo e poeta scozzese dell'età vittoriana, Robert Louis Balfour Stevenson. L'adattamento ben elaborato da Carla Cavalluzzi e dall'attore e regista Sergio Rubini, alleggerisce l'opera dagli originari orpelli intrisi di risvolti allegorici, riproponendo una versione intrisa di rilettura psicanalitica. Il misticismo che accompagna lo scritto non ha comunque tardato a rivelarsi sul finale: un inaspettato blackout ha infatti suscitato una certa tensione in sala.
La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 12 novembre 2024 |
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Il caso Jekyll
tratto da Robert Louis Stevenson
con Sergio Rubini (Il Narratore / Hastie Lanyon) Daniele Russo (Henry Jekyll / Edward Hyde) Geno Diana (John Gabriel Utterson) Roberto Salemi (Richard Enfield / Poole / Ballerino) Angelo Zampieri (Danvers Carew/ Ispettore Newcomen / Guest /Domestico) Alessia Santalucia (Lenore / Cameriera / Pensionante di Soho / Domestica / Fiammiferaia / Madre di Lizzie) adattamento Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini regia Sergio Rubini scene Gregorio Botta scenografa assistente Lucia Imperato costumi Chiara Aversano disegno luci Salvatore Palladino progetto sonoro e musiche dal vivo Alessio Foglia produzione Fondazione Teatro Di Napoli Teatro Bellini MARCHE TEATRO Teatro Stabile di Bolzano
Il nostro Henry Jekyll è uno stimato e blasonato studioso della mente vissuto tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, proprio nello stesso periodo in cui nasce e si sviluppa la psicanalisi. Dopo un’affannosa e solitaria ricerca sui disturbi psichici dei propri pazienti, il grande luminare è approdato all’individuazione delle cause della malattia mentale: all’origine di quei disturbi vi è il conflitto tra l’Io e la sua parte oscura, la sua Ombra, quella battezzata in quegli anni con il nome di Inconscio. Secondo gli approdi scientifici del dottor Jekyll, l’Io anziché reprimere questa parte, che se troppo compressa improvvisamente potrebbe emergere in tutta la sua violenza fino a sfociare talvolta nella follia, deve imparare a riconoscerla e a stabilire con essa un rapporto, un dialogo costruttivo. L’Ombra, infatti, non è costituita solo da istinti e desideri inconfessabili, ma è anche e soprattutto fonte di creatività e di piacere, oltre a rappresentarci per ciò che siamo veramente, nel profondo. Il dottor Jekyll decide così di sperimentare su se stesso le sue teorie tirando fuori dalla caverna del conscio ciò che è a lui stesso nascosto, a cui dà il nome di Edward Hyde. Ciò che il dottore non mette in conto è che una volta liberato quel suo famigliare oscuro, questi, anziché soggiacere alle regole del dialogo impostate dalla sua parte razionale, inizia progressivamente a vivere di vita propria dando libero sfogo alle sue inclinazioni più malvagie e violente fino a prendere il sopravvento sull’intera vita dell’esimio scienziato. A cadere vittima di Edward Hyde, oltre a tutte le figure chiave della vita del medico, ignare di chi si nasconda dietro quell’essere spregiudicato, sarà Jekyll stesso, che, al culmine degli orrori collezionati dal suo doppio malvagio, sarà messo di fronte all’amara scelta se continuare a tenere in vita Edward Hyde o “disinnescarlo” anche a costo di ucciderlo (fonte: comunicato stampa).
Teatro Carcano Corso di Porta Romana, 63, 20122 Milano tel: 02 55181362 E-mail:
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