Nella sceneggiatura di questo primo capolavoro ‘Lo zoo di vetro’, l’ispirazione autobiografica dell'autore emerge nel tema della memoria, che ripercorre il passato di una famiglia disfunzionale. Scarni gli elementi visivi in scena (Francesco Esposito): pavimento, tende e pannello sospeso in plexiglass sul quale campeggia un autentico manifesto " La scena è memoria, quindi irreale. La memoria si concede molte licenze poetiche: omette particolari, e altri ne esagera, a seconda dei valori emotivi degli oggetti sui quali si posa, perché la memoria risiede principalmente nel cuore". Il dramma è ambientato a New Orleans negli anni '30, la protagonista indiscussa pare non un personaggio, piuttosto l'assenza, quella del marito per Amanda (Valentina Bartolo), che suscita in lei una profonda frustrazione. La donna è relegata al ruolo di madre che mal dissimula l'acredine, con impeti isterici, del greve fardello di aver mal riposto l'inestimabile tesoro della propria bellezza affidandolo nelle mani di un uomo tanto immeritevole, fatto che le aggiudica una vita insoddisfacente. Ciò scatena una serie di perfide dinamiche volte al riscatto e dirette alla prole: ambire per la fragile figlia Laura (Zoe Zolferino) una sistemazione borghese nel matrimonio e un buon lavoro per figlio Tom (Francesco Sferrazza Papa), calpestando i loro sogni con il macigno dei propri insuccessi, mimetizzati da vantaggiosi, irrinunciabili suggerimenti. Jim (Luca Carbone), che condivide con l'amico e collega Tom l’appetito per l’arte, infine, si insinua nella patologica dinamica di casa Wingfield durante una cena organizzata ad hoc perché sbocciasse, caso mai, l'amore fra lui e Laura. Così grossolanamente, l'unicità del mondo interiore della giovane è messa a repentaglio proprio da coloro i quali avrebbero dovuto ammortizzarne la preziosa vulnerabilità. Tennessee Williams disvela analiticamente il proprio io profondo in relazione ai ricordi del suo vissuto famigliare attraverso le sue opere riuscendo, con un magistrale e potente esercizio di traslazione, ad evidenziare tutte le nostre medesime debolezze declinate in esasperate sensibilità e crudelissime viltà. Lo si colloca temporalmente nella drammaturgia dello scorso secolo, ma il valore simbolico che suggerisce il bagaglio dei suoi componimenti, è piuttosto destinato ad orbitare nella sfera del sempiterno vero. Commovente! La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 29 ottobre 2024 |
di Tennessee Williams
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