Commedia brillante in tre atti, considerata un capolavoro e manifesto dell'estetismo letterario dell'800, firmata da Oscar Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 – Parigi, 30 novembre scrittore, aforista, poeta, drammaturgo, giornalista, saggista, e critico letterario irlandese, esponente del decadentismo e dell'estetismo britannico) nel 1895 che fa dell'omofonia e del paradosso il sofisticato scudo satirico atto a veicolare l'esacerbata critica nei confronti del perbenismo della borghesia dell'età vittoriana, il cui moralismo e classismo attribuiva grande importanza unicamente alle apparenze. Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, registi, scenografi e costumisti, restano aderenti al testo, esasperando tuttavia la narrazione attraverso la gestualità strumentale dei validissimi attori, che inequivocabilmente lascia emergere sarcasmo e cinismo, ironia e finta ingenuità. I personaggi, in stile toon, si muovono sul palcoscenico con parossismo, ed anche grazie ai coloratissimi costumi, affiorano nettamente le caratteristiche psicologiche di ognuno, così come l'atmosfera che l'autore volle dissacrare. I salotti della pudica nobiltà inglese, tra la city Londra e la countrytown Woolton, sobborgo di Liverpool, ospitano gli sgargianti e sornioni protagonisti che intrecciano le trame dei loro interessi in un nodo esilarante e indistricabile. Così Jack Worthing, Algernon Moncrieff (o Algy), Lady Gwendolen Fairfax, cugina di Algernon ed amante di Jack, Lady Bracknell (o Aunt Augusta), zia di Algernon e madre di Gwendolen, Cecily Cardew, pupilla di Jack, Miss Prism, governante di Jack ed educatrice di Cecily, il Reverendo Chasuble, Merriman, il maggiordomo e il cameriere Lane, articolano le loro esistenze sul filo della menzogna e dell'equivoco, pennellando con vistose bande cromatiche tridimensionali la bianca scenografia arricchita unicamente da qualche seduta in stile anni '80 ed avviluppando il racconto in un vortice di irresistibile diletto. In virtù dello stile narrativo ben calibrato e totalmente privo di allusioni out of sync, lo spettacolo risulta scorrevole, esilarante, e adatto al pubblico di qualsiasi età. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 3 gennaio 2024 |
L'importanza di chiamarsi Ernesto
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