Alda. Parole al vento
Milano, Piccolo Teatro Studio Melato, dal 20 al 21 maggio 2023

Vi sono due macro categorie di teatro: quelle che indirizzano il racconto sulla traslazione dell'opera in scena rimanendone ancorati oppure slegati partendo dall'assunto dell'opera stessa e tracciandone la narrazione, e quelle che veicolano il loro obiettivo servendosi delle sensazioni.
Ecco, ieri abbiamo assistito ad una di queste ultime tipologie.
Il Melato è noto ai più per essere un Teatro d'eccellenza ma prima di tutto esso è un laboratorio di avanguardie, uno Studio nel quale coltivare idee per farne nascere scintille e conseguenti potenziali incendi artistico culturali;  proprio per questa sua peculiare intrinseca caratteristica è il più adeguato per accogliere tali tassonomie di spettacolo.
Entriamo nel limbo della pièce ancor prima che s'attenuino le luci, così è stato pensato e voluto.
Buia fumosità (light designer Massimo Consoli), apparente confusione sparsa di scenografia (Gaia Fossati), capovolgimento sovversivo dell'ordine convenzionale, echeggiare di voci e dialoghi sussurrati in lontananza in una vaghezza profumata che evoca il surreale. 
Un nero pianoforte a coda, maestoso e lateralizzato, sul quale delle rose rosse campeggiano capovolte a suggellare la geniale disarmonia; sedie rosse,  bambole bianche su sedute da infante, una macchina da scrivere ed un leggio sulla destra.
Quattro figure femminili si muovono sulla scena, voci delle donne recluse a San Vittore l'una slegata dall'altra inizialmente (Gilberta Crispino, Mariangela Ginetti, Yousi Fortun y Perez al pianoforte), in un dialogo-monologo con il non interlocutore fuori campo (Dalia Nieves) ad introdurre il mondo interiore di Alda o di ciò che l'autrice regista e protagonista, Donatella Massimilla, ha percepito potesse essere: molti mormorii, molte personalità, molta arte e una sovrabbondanza di emozioni.
La pièce vuole onorare Alda Giuseppina Angela Merini (Milano, 21 Marzo 1931 - Milano, 1 Novembre 2009 - Dama di commenda dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana - Roma, 1º giugno 2002; Laurea Magistrale honoris causa in "Teorie della comunicazione e dei linguaggi" presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Messina, 16 ottobre 2007; Il 18 marzo 2002 è stata insignita del Sigillo Longobardo) nella sua interezza di donna e artista nata in un periodo in cui non v'era spazio per supportarne l'altissima caratura femminile.
"Anima mia che cambi rotta ogni giorno, è inutile tergiversare con un colpo d'ascia sottile potresti rompere la vita che c'è in te. Pensa, hanno creato un mito sulla tua infelicità, è una bugia lo so ma è quella che ti rafforza, ti aiuta ad alzarti e ad aprire una finestra sul mare."
L'incipit pronunciato dalla virtuosa attrice e cantante (Gilberta Crispino) dell'opera "Aprire una finestra sul mare" ne cita i versi. Il tentativo di oscurarla, seppellendola sotto la sua stessa fragilità, ne ha amplificato la dirompente potenza artistica.
"Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta. Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. Forse è la sua preghiera."
E ancora i versi di "Sono nata il ventuno a primavera" in cui la poetessa, impersonata da Donatella Massimilla, riflette sul concetto di destino, a partire dalla  data in cui vide la luce, e sulla sua presunta follia consapevole che scatenò tempeste lì dove, probabilmente, la calma piatta avrebbe regnato sovrana.
Alda vive tra un padre, Nemo Merini, colto conte diseredato per via della scelta matrimoniale fuori casta, affettuoso, dolce ed attento che a cinque anni le regala un vocabolario e che le spiega le parole tenendola sulle ginocchia, e una madre, Emilia Painelli, contadina dal piglio severo, pragmatica, distante ed altera che tenta invano di proibirle di leggere i libri della biblioteca paterna in quanto vede per lei un futuro esclusivamente di moglie e madre.
Dopo aver completato il ciclo elementare con voti molto alti, è però il padre che le impone di frequentare i tre anni di avviamento al lavoro presso l'Istituto Professionale Femminile Mantegazza.
Trascorre la sua infanzia sotto il peso del secondo conflitto mondiale e dopo essere stata sfollata insieme alla famiglia, torna a Milano tentando l'ammissione al Liceo Manzoni, non riuscendoci tuttavia per il mancato superamento della prova di italiano.
All'età di 15 anni esordisce come giovanissima autrice. Attraverso una sua insegnante delle medie fu presentata ad Angelo Romanò (Mariano Comense, 14 novembre 1920 – Roma, 5 maggio 1989 - politico, scrittore e dirigente d'azienda italiano) che, apprezzandone le doti letterarie, la mise in contatto con Giacinto Spagnoletti (Taranto, 8 febbraio 1920 – Roma, 15 giugno 2003; storico della letteratura, poeta e romanziere italiano), il quale divenne la sua guida, valorizzandone il talento.
La quindicenne torna a casa con una recensione di una sua poesia scritta da Spagnoletti, emozionatissima la mostra all'amato padre che però la straccia in mille pezzi dicendole: “Ascoltami, cara, la poesia non dà il pane."
Nel 1947 la Merini incontra giovanissima le prime ombre della sua mente e viene internata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano dove le viene diagnosticato un disturbo bipolare.
Quando ne esce alcuni amici le sono vicini e Giorgio Manganelli (Milano, 15 novembre 1922 – Roma, 28 maggio 1990 - scrittore, traduttore, giornalista, critico letterario e curatore editoriale italiano nonché uno dei teorici più coerenti della neoavanguardia), conosciuto a casa di Spagnoletti insieme a Luciano Erba (Milano, 18 settembre 1922 – Milano, 3 agosto 2020 - poeta, critico letterario, traduttore, scrittore italiano) e David Maria Turoldo (al secolo Giuseppe Turoldo - Coderno, 22 novembre 1916 – Milano, 6 febbraio 1992 - presbitero, teologo, filosofo, scrittore, poeta e antifascista italiano), la indirizza dagli psicoanalisti Fornari (Rivergaro, 18 aprile 1921 – Milano, 20 maggio 1985 - psicoanalista e psicologo italiano) e Musatti (Dolo, 21 settembre 1897 – Milano, 21 marzo 1989- psicologo, psicoanalista, filosofo e politico italiano, tra i primi che posero le basi della psicoanalisi in Italia).
Franco Fornari, un autentico luminare della psicanalisi, incontrandola disse “Il manicomio è come la rena del mare: se entra nelle valve di un’ostrica genera perle”.
Le perle di Alda rimbalzarono luminose e leggere in quel luogo di pena attraversato dal rumore secco di chiavi che giravano e rigiravano dentro la serratura di una sofferenza incapace di odio e rancore.
Una storia quella di Alda, fatta di dolori inferti proprio da coloro che lei amava di più e dalla evidente inadeguatezza del sistema, ma anche di fortunatissimi incontri, situzioni tutte che canalizzò in preziosissimi versi di matrice autobiografica.
La musica la accompagnerà durante tutto il lungo percorso della sua vita, nella pièce il riferimento alla cantante Gabriella Ferri (Roma, 18 settembre 1942 – Corchiano, 3 aprile 2004) è il filo conduttore, chiaro e lampante, dell'istrionica lucida follia e del male di vivere causato dall'ambiente familiare e dalla mancata accettazione da parte di una società retrograda di menti così visionarie.
Citazione emblematica del pensiero meriniano è l'esibizione di lei e Milva (al secolo Maria Ilva Biolcati, Goro 17 luglio – Milano 23 aprile 2021), avvenuta al Teatro Strehler in occasione del suo settantatreesimo compleanno, durante la quale, avvalendosi del folle flemmatico garbo milanese di cui era maestra, interruppe "La pantera di Goro", signora del bel canto meneghino, con una battuta sarcastica sul fatto che fosse proprio lei la causa del suo ripetuto incepparsi, sempre nel medesimo punto, nel suonare il pezzo al pianoforte. Tale sardonica uscita la fa rimanere sospesa ben oltre il livello del fisso e statico repertorio scritto in una scaletta al quale mai soggiacque.
Milano è una città che non fa dell'orgoglio il proprio vessillo caratteristico, tuttavia, mi pare evidente che di personaggi come Alda Merini si possa e si debba essere fieri, così come di tutta la visionaria milanesità di cui è portavoce, date le eccellenze che la poetessa ha catalizzato intorno a sè malgrado il gravosissimo ostracismo di cui avremmo fatto volentieri a meno.
Grande commozione e afflato ed i meritati applausi di consenso a chiudere la ben fatta pièce prodotta dal CETEC.


La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 20 maggio 2023

Alda.Parole al vento

regia e drammaturgia Donatella Massimilla
testi Alda Merini, Franca Rame
poesia"A mia MadreEmanuela Carniti
con Gilberta Crispino, Mariangela Ginetti, Dalia Nieves
narratrice in scena Donatella Massimilla
al pianoforte Yousi Fortun y Perez
e con le Voci delle donne recluse di San Vittore
poesie Alda Merini
musiche Giovanni Nuti
light designer Massimo Consoli
scene costumi Gaia Fossati
video Gabriele Fonseca, Lupo Barnaba
consulenza musicale Cialdo Capelli, Gianpietro Marazza
collaborazione organizzativa Elisabetta Centis
assistente alla produzione Martina Mariti
comunicazione Maria Lucia Tangorra
assistente alla produzione Martina Mariti
comunicazione Maria Lucia Tangorra
si ringraziano la Direzione e l’Ufficio Educatori C.C. Francesco Di Cataldo-San Vittore, Federica Berlucchi,Francesca Masini, Giulia Moleri, Markus Krienke, Stefano Spina
una produzione CETEC Dentro/Fuori San Vittore
in collaborazione con Associazione Alda Merini, Fondazione Fo Rame, Fondazione Barba Varley




Piccolo Teatro Studio Melato

via Rivoli, 6 -  MILANO
tel.02 21126116

ORARIO SPETTACOLI

sabato h 19:30
domenica h 16:00


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