La rappresentazione fa da sequel a 'Edipo. Una fiaba di magia'. (Leggi qui la recensione dell'opera). Un imperscutabile scenario in cui l'ambito geografico e temporale di riferimento è totalmente occultato, le cantrici dell'evento (Chiara Guidi, Angela Burico, Anna Laura Penna, Chiara Savoia) guadagnano la scena. In un giogo di tenebroso ovattamento visivo (scene, luci e costumi Vito Matera), mirato all'esaltazione del suono e delle voci (suoni originali Scott Gibbons), la muliebre narrazione bascula come essenza uditiva prim'ancora che totalmente cognitiva. Una esasperata sottrazione che regala fin dai primi istanti l'antonomasia di un sentimento di sconforto e sofferenza, come antidoto al nostro suicidio, che si palesa nella catarsi attraverso il dolore consapevole, funzionale e liberatorio. Edipo, re carismatico e benvoluto nell'opera di Sofocle (Colono Agoreo, 496 a.C. – Atene, 406 a.C.), incappa nel suo ineffabile destino, e giace nella pièce decontestualizzato e attonito, inerme sotto i colpi dello stasimo corale di Creonte e Giocasta che si domandano echeggianti, al cospetto della buia Sfinge, chi sia l'assassino che ha sporcato di sangue le sue mani uccidendo Laio e contaminando tutta la terra. Il meschino, infatti, dovrà correre via più vigorosamente di cavalli veloci come le tempeste poiché Apollo olimpio armato di fulmini e le infallibili Chere ctonie si avventeranno inesorabili contro di lui. La matrice psicanalitica è leggibile al di là di ogni ragionevole dubbio e forse anche oltre le intenzioni stesse della regista. In tutti noi giacciono sopiti ricordi subconsci riconducibili ai nostri più remoti antenati; e questi la notte si ridestano e cercano di compensare l’atteggiamento falsato che noi uomini moderni abbiamo nei confronti della natura (cit. Carl Gustav Jung, Kesswil, 26 luglio 1875 – Küsnacht, 6 giugno 1961). La visionaria drammaturga e pregevole attrice Chiara Guidi, cofondatrice della compagnia teatrale Socìetas Raffaello Sanzio, oggi Societas, concepisce il mito sofocliano edipico con un intendimento introspettivo e ancestrale di archetipica potenza, in cui il suono vocale di una lallazione anomala associato ad una potente bruitismo, interferisce con il racconto distorcendolo e amplificandone il significato, riportandoci, come può accadere nell'attività onirica, alla personale sfera della primissima età evolutiva nella quale, finalmente, nulla è davvero ineluttabile come invece il grande Sofocle ci ha tramandato. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 5 maggio 2023 |
Edipo Re di Sofocle Piccolo Teatro Studio Melato |