Come può una madre superare la tragedia più atroce che le possa capitare: la perdita di un figlio.
Le due protagoniste di Torna fra nove mesi, in scena al Teatro di Documenti fino all'11 dicembre, non provano a spiegare il loro dolore, quasi lo offrono al pubblico in sala, senza mediazioni, guardando gli spettatori negli occhi e raccontando il loro tormento. Nella particolarissima location del Teatro di Documenti, con una scenografia che si compenetra con il pubblico che quasi ne diventa parte, arricchita solo da una grande cassa di legno e corde dalla quale le due protagoniste entrano ed escono in un "fuori e dentro" che rispecchia la storia narrata con momenti di introspezione e attimi di realtà esterna, la vicenda di due donne (o forse l'aspetto pubblico e privato di una sola) prende vita in tutta la sua cinica disperazione. L'autrice ripercorre la tragedia della perdita di un figlio, qualcosa di innaturale perchè, solitamente, sono i genitori che non sopravvivono alla loro discendenza, e ne descrive lo strazio, la graffiante crudezza ed il vuoto interiore che ne deriva. Brandelli di vita da sopravvissute, che la società compatisce, ma stenta a comprendere. Le due attrici Evelina Nazzari (figlia del grande Amedeo Nazzari) e Maddalena Recino, sono abilissime nel far emergere il loro senso di solitudine, l'incapacità di districarsi nel fortissimo dolore e, da ogni loro frase, espressione, movimento riescono a far sgorgare tutta l'angoscia che attanaglia le protagoniste. Spettacolo di forte impatto emotivo, coinvolgente e doloroso nel quale, con gli strumenti della narrazione teatrale, l'autrice rivela i più primordiali istinti di vita e di morte e rispetto al quale lo spettatore non può rimanere indifferente. Questa recensione di riferisce alla rappresentazione del 29 novembre 2022. |
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