Lucia di Lammermoor
Bologna, Comunale Nouveau, 23 febbraio 2025

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Lucia di Lammermoor è l'archetipo dell'eroina romantica: appassionata, determinata e, infine, annientata dopo essere stata costretta a rinunciare pubblicamente al suo amore.

Altra scelta non le rimane se non fuggire in un luogo altro, generato dalla sua mente, e, attraverso la follia e la morte, sfuggire all’abuso della società degli uomini. Tuttavia, essere ridotti al silenzio non è la stessa cosa che essere silenziosi. Lucia articola la sua voce e diventa la protagonista dell'opera: ispira compassione, indignazione e il desiderio di cambiare le circostanze sociali che hanno portato alla sua scomparsa. E, anche se ridotta al silenzio, la sua musica rimane viva per coloro che la ascoltano, indicando la possibilità di dirigersi verso un altrove oltre il nostro mondo attuale, ma anche la necessità di rendere questo un mondo reale. Il genio di Donizetti è stato quello di adattare completamente la musica al testo, per riflettere il fremito interiore dell'anima di Lucia. La musica è costantemente legata all'instabilità espressiva dei sentimenti, alternando esaltazione e sconforto. La regia è affidata a Jacopo Spirei che, per le scene a fondale, tratteggia uno spazio boschivo di Mauro Tinti e colloca la narrazione in un imprecisato e confuso Novecento, nel quale c’è spazio, alternativamente e senza una sostanziale coerenza, per le scorribande dei cacciatori/seguaci di Enrico Ashton, dediti a gratuite e violente prevaricazioni ai danni di fanciulle sottomesse e riluttanti, che inspiegabilmente mutano, durante il coro celebrativo del matrimonio, in donne ammiccanti e accondiscendenti alla promiscuità e alla lussuria. Le donne confluiranno nel terzo atto come cadaveri ammonticchiati dietro un’automobile devastata, abbandonati in una società mafiosa e omertosa, manipolata spietatamente dal fratello Enrico e dal clan degli Ashton.


Aigul Khismatullina si segnala come un autentico soprano di coloratura. Catapultata sul palco in sostituzione di Gilda Fiume, fornisce un'interpretazione intensa che unisce agilità vocale, grazia fisica e sfumature stilistiche. La sua Lucia è sentita, e non semplicemente recitata. Le note sono centrate ed il legato è fluido. Brava nella gestione degli impegnativi salti di registro della cabaletta d'entrata, dimostra un eccellente supporto nelle lunghe e accese linee di fioritura e un'agilità ideale negli ornamenti, spingendosi fino al mi bemolle nella follia de "Il dolce suono... Spargi d'amaro pianto". Matteo Desole, nei panni di Edgardo, si è distinto per l'ottima qualità timbrica e un elegante fraseggio nella tessitura più alta e per la miscela accurata dei registri. Di rilievo, a tal proposito, i duetti con Lucia del "Verranno a te sull’aure", caratterizzato da buona morbidezza e accurata gestione del fiato, mentre nitidi e squillanti sono i si bemolle e naturale nel "Su la tomba che rinserra". Sicuro, infine, nel conclusivo "Tu che a Dio spiegasti l'ali" con un sicuro e commovente do al culmine della climax drammatica. Come Enrico, Maxim Liisin ha interiorizzato la necessità di trasmettere il significato dei versi, soprattutto nelle frasi legate. In posizione esposta, il baritono riesce a generare e mantenere un'elevata tensione. Tra i ruoli secondari, Miriam Artiaco, nel ruolo di Alisa, offre un'interpretazione della cameriera e confidente di Lucia a tratti poco aderente alla discrezione e morigeratezza richieste dal personaggio. Francesco Leone, invece, con la sua voce corposa, è una forte presenza scenica nel ruolo del sacerdotale Raimondo: il suo “Dalle stanze” è ben declinato, con tono fermo e legato senza soluzione di continuità. Ottimo il Normanno di Marco Miglietta e piacevolmente cantato anche il ben timbrato Arturo di Vincenzo Peroni, ruolo spesso trascurato. Il lavoro orchestrale in buca, sotto la guida di Daniel Oren, è stato attento alle necessità dei cantanti e alla valorizzazione del colore orchestrale, con una certa tendenza ai tempi rapidi o dilatati, proponendo un resoconto del dramma complessivamente emozionante, ma attentamente temperato. Pesa, tuttavia, sull'economia dell’insieme la scelta discutibile di tagliare con l’accetta snodi fondamentali, cassando la scena della torre e l’aria di Raimondo ("Cedi, ah cedi") che è fondamentale nella terribile capitolazione psicologica di Lucia. Nonostante l'importanza smisurata del ruolo della protagonista per il successo dell'opera, la trama è motivata da una faida intergenerazionale che ha reso antagonisti i due protagonisti maschili dell'opera. Tale faida alimenta lo slancio drammatico dell'opera e, se opportunamente messa in scena, dovrebbe culminare nella scena di Wolfscrag dove Edgardo viene sfidato a duello da Enrico fornendoci il motivo dell'apparizione di Edgardo nel cimitero di Ravenswood, nella scena finale, ove si abbandona sacrificalmente al nemico acciaro. Tali mutilazioni appaiono stridere ancora di più con la rigorosa e ossequiosa scelta di fare ricorso al verrophone della tradizione, in vece dell'ormai consueto flauto, nell'articolazione della scena della follia. Coinvolto e disciplinato, sia musicalmente che drammaticamente, il coro, diretto da Gea Garatti Ansini, che suonava ricco e ben bilanciato incarnando efficacemente il duplice ruolo di pressione sociale ed empatia; espressivi e coordinati sono apparsi gli innesti nel cuore del sestetto del “Chi mi frena in tal momento” e l'accuratezza della difficile intonazione tra le meste armonie dello straziante finale dalle dinamiche leggere e il culmine del pianissimo.

Foto: Andrea Ranzi


LUCIA DI LAMMERMOOR

Dramma tragico in tre atti e due parti

Musica di Gaetano Donizetti

Libretto di Salvadore Cammarano

Lord Enrico Ashton: Maxim Liisin

Lucia: Aigul Khismatullina

Sir Edgardo di Ravenswood: Matteo Desole

Lord Arturo Bucklaw: Vincenzo Peroni

Raimondo Bidebent: Francesco Leone

Alisa: Miriam Artiaco

Normanno: Marco Miglietta

Direttore: Daniel Oren

Regia: Jacopo Spirei

ripresa da: Alessandro Pasini

Scene: Mauro Tinti

Costumi: Agnese Rabatti

Luci: Giuseppe Di Iorio

Maestro del Coro: Gea Garatti Ansini

Orchestra Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna

 

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