Il nastro di Möbius è una forma geometrica spaziale, che si traduce poi in una struttura materiale nastriforme chiusa e torta su se stessa.
I Möbius Strip sono invece un gruppo musicale di Sora (provincia di Frosinone) che si dichiarano jazz-fusion-prog-rock. Ad essere sincero, mi sono sforzato per cogliere influenze prog-rock in questa loro prima incisione omonima, senza però riuscire ad intravedere alcunché di questo genere. L’album è indiscutibilmente jazz-fusion allo stato puro e anche di ottimo livello. I quattro musicisti sono tutti molto giovani (la loro età si attesta tra i 23 ed i 26 anni), nonostante l’incisione mostri una maturità artistica normalmente riscontrabile in anagrafiche decisamente più avanzate. È un disco suonato con la testa prima di tutto, senza che comunque vengano meno tutti i presupposti jazzistici legati all’improvvisazione. Le strutture sono facilmente individuabili, ma nessuna di questa va a vincolare eccessivamente le capacità solistiche dei quattro musicisti. Il jazz pecca infatti a volte di eccessivi virtuosismi che ne appesantiscono l’ascolto, cosa che invece non accade in questo caso, dove sono assenti i tecnicismi fini a se stessi e non viene mai persa di vista l’orecchiabilità dei percorsi melodici intrapresi dal quartetto. La loro è una fusion che coglie a piene mani da quella che è stata la scuola di fine anni ‘70 di Chick Corea, Eddie Gomez, Steve Gadd, Dave Grusin, ecc. Un disco bello, che non annoia dopo il primo ascolto e, per questo, ancora più interessante e suscettibile di approfondimento. Formazione: Lorenzo Cellupica: piano, organo, tastiere Nico Fabrizi: sax, flauto Eros Capoccitti: basso Davide Rufo: batteria Tracklist: 01. Bloo 02. Déjà Vu 03. First Impressions 04. Call It A Day 05. Andalusia 06. Möbius Strip
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