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Dalle valli orobiche si odono nuove sonorità, quelle di un gruppo che, formatosi nel 2004, ha portato sulla scena musicale la propria terra, i propri sogni e le proprie battaglie. Stiamo parlando dei
Folkstone che, dopo il gran successo ottenuto dai full-length
Folkstone e
Damnati ad Metalla dal sound volutamente grezzo e un po’ barbarico, tornano con un album abbastanza sperimentale.
Il Confine propone ben tredici tracce (tra cui una sola cover) aventi temi poco frivoli e molto riflessivi a cominciare dalla titletrack con le melodie etniche delle chitarre in primis e l’intervento delle cornamuse solo nel ritornello. Quest’ultime aprono però la successiva
“Nebbie” dove si denuncia il pregiudizio e che presenta un sound già collaudato in altri lavori, ma sempre d’effetto.
“Omnia Fert Aetas” mette al minimo gli amplificatori e dà spazio alle percussioni e ai fiati con un canto quasi nostalgico che narra del passare del tempo. Il working guitar riprende quota in
“Non sarò mai”, un brano energico in difesa della libertà individuale. Tuttavia l’atmosfera viene sfumata in
“Luna”, cantata in bergamasco, dove regnano le dolce noti dell’arpa e riff da vera e propria ballata. A metà dell’album appare l’unico brano acustico,
“Anomalus”, che ricorda le sonorità tipicamente folk del loro lavoro precedente Sgangogatt.
“Storia qualunque” è caratterizzata da un buon drumming, cori suggestivi e in generale possiede uno stile puramente
folkstoniano. In
“Frammenti” si sente finalmente qualche bel giro di basso nella parte iniziale, mentre la voce espressiva di Lore emerge in
“Lontano dal niente”. Una song a dir poco emozionante è invece
“Ombre di silenzio” con la sue melodie nostalgiche. Il ritmo cambia rotta con
“Simone Pianetti”, brano dedicato ad uno storico brigante bergamasco, in cui si decanta il coraggio e la dignità di un uomo, ma anche la vendetta. Si arriva così alla cover di
“C’è un Re” dei Nomadi, una canzone riuscitissima soprattutto nella sua esecuzione live e per finire vi è
“Grige maree” con il suo crescendo finale.
Il nuovo lavoro dei
Folkstone rappresenta un po’ la fase sperimentale che il gruppo ha affrontato con ottimi risultati. Il ruolo delle chitarre è stato più marcato rispetto al solito, anche se non si è persa quell’impronta particolarmente folk che tanto caratterizza la band bergamasca.
79/100
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Lore: Voce, cornamuse, bombarde e flauto Ferro: Basso e cori Teo: Cornamuse, bombarde e cori Roby: Cornamusa, bombarde e cori Lucas: Chitarre e cori Fore: Batteria Andreas: Percussioni e cori Clara: Arpa
Anno: 2012 Label: Folkstone Records/Audioglobe Genere: Medieval Rock/Folk Metal
Tracklist: 01. Il Confine 02. Nebbie 03. Omnia Fert Aetas 04. Non Sarò Mai 05. Luna 06. Anomalus 07. Storia Qualunque 08. Frammenti 09. Lontano dal Niente 10. Ombre di Silenzio 11. Simone Pianetti 12. C'è un Re 13. Grige Maree
   

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