Diciamolo subito: Scratch my Back ci piace, e molto.
E questo nonostante le perplessità iniziali alla notizia di un nuovo album di sole cover, che ci hanno fatto temere il peggio. Invece no: già l’ascolto delle anticipazioni su petergabriel.com erano una carezza per le orecchie e spazzavano via ogni timore. Gabriel sceglie 12 tracce pescando nei repertori di autori illustri come David Bowie, Paul Simon, Neil Young, Randy Newman, ma anche di Regina Spektor, Bon Iver, Talking Heads, Arcade Fire, Elbow, Radiohead, Magnetic Fields. Le prende, le fa sue, le plasma e le reinventa, con il prezioso aiuto di un arrangiatore come John Metcalfe, che abbandonando bassi, chitarre e batterie, affida a pianoforti, archi e ottoni l’opera di trasformazione dei brani originali. Il risultato è un’opera sofisticata e complessa, in cui gli elegantissimi arrangiamenti di Mecalfe destrutturano completamente i brani scelti, e li rivestono di nuovo, rendendoli preziosi ed evocativi, struggenti e teneri, impetuosi e sognanti. E’ un lavoro che riflette un Gabriel più maturo, riflessivo, intimistico; a 60 anni (compiuti tra l’altro in questi giorni), abbandonati il rock ed ritmi e i colori della World Music, Peter approda – e già lo si era sentito in “Up”, il suo precedente lavoro – in una dimensione più cupa e malinconica, che sceglie di esprimersi attraverso orchestrazioni raffinate e coinvolgenti, ricche di dinamiche e soluzioni sorprendenti ed emozionanti. Musica pop-rock e classica si incontrano e si fondono in un equilibrio perfetto. E sopra a tutto quanto, la sua magistrale interpretazione, la voce di Gabriel mai come ora intensa ed espressiva, ora sospesa, ora commossa, a volte dura, a tratti dolente, a saldare il legame – fondamentale in questo disco - tra musica e parole, in un intreccio che non è mai casuale, ma sempre frutto di un ragionamento paziente e profondo. E’ un album da ascoltare con calma ed attenzione, per non lasciarsi sfuggire tutte le nuances di un’orchestrazione che è un capolavoro e le sfumature di una voce tra le più belle del pianeta. Da non perdere assolutamente e da digerire con calma: e alla fine si è ampiamente ripagati. 90/100
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Peter Gabriel: Vocals & Piano; Orchestral Instruments, No Drums And No Guitars Anno: 2010 |