Scritto da Paolo Marchegiani Domenica 11 Febbraio 2024 16:01 Letto : 1311 volte
Silvia Chiesa, ben supportata dal direttore Francesco Angelico, appare più a suo agio nel Langsam suonando un bel cantabile intenso sul tempo lento - spesso snaturato rispetto alla prassi esecutiva - e dialoga bene, delicatamente sostenuta dalla voce del primo violoncello. C'è una buona serenità e introspezione lì dove la maggior parte dei fiati sono nel ruolo di supporto e i dialoghi risultano più efficaci. Apprezzabile anche il controllo dell'arco e del vibrato nelle figurazioni sui doppi registri o nel passaggio del forte verso la fine del movimento che sfocia in modo convincente senza risultare troppo teso. Chiesa impiega un'articolazione piuttosto ampia che tende al portato, fp e sf sono ben percettibili, ma mai eccessivi, anche se, complessivamente, sembra enfatizzare maggiormente gli aspetti poetici della partitura più che quelli puramente drammatici; anche le transizioni tra i movimenti, in un andamento così fluido, non sembrano evidenziare con la dovuta incisività i mutamenti continui di registro. Più a suo agio è apparsa la solista nella esecuzione del bis – il secondo dei Cinque pezzi in stile popolare di Schumann – probabilmente per la dimensione più intima e cameristica della composizione che esalta il ruolo cantabile del violoncello, discretamente accompagnato dal pianoforte che, solo a tratti, si impegna in una funzione più discorsiva. Maurizio Baglini coglie lo spirito del Concerto per pianoforte e orchestra di Schumann, impartendo un approccio fortemente romantico: il legato è applicato liberamente, soprattutto nel finale, in modo che la musica risulti meno spigolosa con trame più omogenee e minore frammentazione. L'Allegro di apertura è curato e cadenzato rifuggendo gran parte del tono vigoroso e ampolloso che spesso si trova in certe esecuzioni. Raffinato il passaggio quasi onirico in la bemolle - dove l'orchestra suona il tema principale mentre il solista accompagna con arpeggi increspati - e la lettura dell'Intermezzo con pianista e direttore che si appoggiano alla sontuosa melodia del violoncello con carichi di rubato, suonati con ardore dall'orchestra mentre il solista scivola lentamente in secondo piano, quasi in dissolvenza. Il direttore Francesco Angelico asseconda i continui cambi di registro e metrici della composizone – abile nella gestione del 6/4 durante l’Allegro vivace - ed è attento ad ogni singolo rubato rispondendo con efficacia all'urgenza delle crome marcate del pianoforte di Baglini. Dirige con sicurezza anche le ouverture del Manfred e della Genoveva riuscendo a valorizzare la paletta delle dinamiche e a comunicare, dapprima la tensione, l’incessante inquietudine e l’intenso afflato che caratterizzano la visione del tormento del solitario eroe byroniano e in seguito il dramma che si articola nella transizione e nella sospensione dall’oscurità della tonalità minore all'euforia del passaggio al maggiore.
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Francesco Angelico direttore Maurizio Baglini pianoforte Silvia Chiesa violoncello
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
musiche di Robert Schumann
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