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Nel 1970, dopo solo tre anni di attività piena zeppa di successi (Proud Mary, Bad Moon Rising, Cottonfield, Suzy Q, Green River, Born on the Bayou, Who'll Stop the Rain etc.), i
CCR arrivarono già al loro sesto album portandosi dietro una quantità enorme di dischi d'oro ma anche una serie infinita di problemi personali; droghe in abbondanza e depressione per Tom, il più vecchio dei fratelli Fogerty, ego con eccessi maniacali e stress da concerti per il giovane John, subalternanza mal digerita, ambizioni represse e musicalità inespresse per gli altri due componenti.
Comunque nell'ottobre del 1970 i quattro si ritrovarono ai Wally Heider Studios di San Francisco per mettere in piedi un lavoro che, oltre che ad essere l'ultimo collettivo (ma ancora non lo sapevano), sarà il culmine, l'inizio della fine di una carriera fino ad allora costellata di successi planetari.
Sarà sempre John Fogerty contro il parere degli altri a scegliere i brani del repertorio (i suoi ovviamente), a decidere gli arrangiamenti (fatti da lui...), a suonare tutti gli strumenti finora non utilizzati nei precedenti dischi (sax, tastiere, piano etc...), a supervisionare i missaggi, a decidere le grafiche con solo una foto, la sua, all'interno del gatefold, a produrre l'intero lavoro. Un bel tipetto non c'è che dire... Comunque tutto questo non impedirà di realizzare uno degli album da consacrare negli annali della storia della musica rock. Il disco uscirà nel dicembre dello stesso anno, giusto 40 anni fa.
Si parte con
Pagan Baby, un brano di oltre sei inusuali minuti con diversi cambi di tempo e gridato allo spasimo dalla caratteristica stridula voce di John, un bel rock veloce chitarre roots tutto tondo con riminiscenze di jingle-jangle alla Byrds a cui i CCR devono più di un doveroso “grazie”.
Sailor's Lament dove appaiono per la prima volta un sax, la tastiera elettrica che guida il gioco e uno strano connubio di rock e musica etnica dai coretti vagamenti soul-gospel, qui niente chitarre. La seguente
Chamaleon è molto più R'n'b che altro e gli arrangiamenti “alla Stax” lo confermano; un piccolo passo avanti. La quarta traccia è l'hit stellare che proietterà il disco ai vertici delle classifiche,
Have You Ever Seen the Rain?, canzoncina leggera leggera ma con un velato messaggio antimilitarista (siamo in piena Vietnam-era) dove la pioggia stava a significare non quella metereologica ma quella...rilasciata dai B-52...
Yesterday, and days before, Sun is cold and rain is hard../..want to know, Have you ever seen the rain/Coming down on a sunny day? (..Ieri, e l'altroieri, il sole era freddo e la pioggia era forte.../...Voglio sapere, hai mai visto la pioggia/venire giù in un giorno di sole?...),
(Wish I Could) Hideway, una bel brano pop-slow dominato dall'Hammond di cui John stava attraversando il momento di infatuazione. E' sempre ottimo R'n'B la seguente
Born to Move; esemplare come in questo disco John (il capo, l'unico e solo responsabile dei CCR) stesse abbandonando il
rock delle paludi che aveva finora caratterizzato il sound e andasse esplorando nuove/vecchie vie musicali, questa è più James Brown, Joe Tex, Brian Auger che non Fogerty di Proud Mary.
Hey Tonight è la marchettona pop da regalare alle classifiche e alle radio di tutto il pianeta; successo stellare, sarà la Obladì-Obladà del quartetto di El Cerrito. Seguiranno
It's Just a Thought (ah ah ah!!!, mi ricorda sempre Je t'Aime...di Gainsbourg/Birkin dell'anno precedente) e
Molina, motivetto stupidino, stupidino ma ti entra nella testa come un trapano e non ti lascia proprio più, ecco la forza di Fogerty compositore, rielabora lezioni del buon vecchio R'n'r, non inventa niente con i suoi brani apparentemente facili ma ossessivamente presenti e indelebili. Chiude il
golden record Rude Awaking #2, un bizzarro minuetto-pop strumentale che ti accompagna per oltre 6 minuti con vari movimenti e sperimentazioni pure piacevoli anche se , sinceramente, non capiamo il nesso con il resto dell'album. Un divertimento di John fine a se stesso visto che suona tutto lui... Se volete cominciare a suonare uno strumento o imparare i rudimenti del rock, ebbene, l'ABC, la grammatica sono tutte in questo
Pendulum.
Pochi mesi di seguito, “l'altro” Fogerty, lascerà di fatto la band, Tom morirà poi qualche anno dopo per polmonite complicata da problemi di HIV-1. In conclusione un epitaffio da 10 milioni di copie a cui il seguente Mardì Gras, rimanenza del trio e, questa volta, realizzato con la collaborazione musicale di tutti e tre, lascerà l'amaro in bocca per la bruttezza del lavoro così concepito e decreterà la prematura e irreversibile fine della band da 50 milioni di copie.
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John Fogerty: Chitarra, piano, organo, sassofono, voce Tom Fogerty: Chitarra, ritmica, voce Doug Clifford: Batteria Stuart “Stu” Cook: Basso
John Fogerty - produttore, arrangiatore Russ Gary, Kevin L. Gray, Steve Hoffman - ingegneri del suono Wally Heider Studios, San Francisco, California Russ Gary – mixing Kevin Gray, Steve Hoffman, Shigeo Miyamoto - mastering George Horn digital remastering 2010
Anno: 1970 remastered 2010 Label: Fantasy Genere: Southern Rock
Tracklist: 01. Pagan Baby 02. Sailor's Lament 03. Chameleon 04. Have You Ever Seen the Rain? 05. (Wish I Could) Hideaway 06. Born to Move 07. Hey Tonight 08. It's Just a Thought 09. Molina 10. Rude Awakening, # 2
   

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