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Steven Wilson ed il suo gruppo fanno ritorno sulla scena musicale con un ottimo lavoro, siamo nell'anno 2002.
Quello che perviene all'ascoltatore è un rock, nutrito di psichedelia ed in parte di distanti echi progressive, talora è un lavoro raffinato ed intimistico (
“Lips Of Ashes”, “Collapse The Light Into Earth”), a volte risulta severo e al medesimo tempo graffiante (
“Wedding Nails”, “Strip The Soul”), il più delle volte è la combinazione dei due rovesci della medaglia in uno stesso brano (
“Blackest Eyes”, “Gravity Eyelids”).
Ciascuno dei brani sembra avere una storia a sé (ed ha una storia a sè) e ciò è da riconnettere soprattutto alla originalità compositiva di
Wilson ed alla sua bravura e versatilità di cantante per cosi' dire atipico. Dobbiamo essere chiari e sinceri, niente tecnicismi eccessivi, ma preme evidenziare la capacità e la versatilità di
Wilson di modulare il timbro della propria voce ad ogni atmosfera, talora intersecando contemporaneamente anche due o tre linee vocali difformi (
“Heartattack In A Lay Bay”).
Certo non è semplice rinvenire analogie definitive; talora può richiamare alla mente
Dave Matthews (
“Trains”), talaltra
Peter Gabriel (
“Heartattack In A Lay Bay”), ma sempre senza disperdere il proprio sigillo distintivo.
Le tastiere di
Richard Barbieri (ex
“Japan”) sono davvero buone, contribuiscono a generare un buon manto sonoro e denotano capacità di accrescere l'intensità in certuni momenti (
“Gravity Eyelids”, “.3”).
La batteria di
Gavin Harrison è ovunque misurata e precisa e si segnala in occasione dell’ottimo 7/4 iniziale in
“The Sound Of Muzak” potenzialmente il miglior brano dell’intero lavoro, mentre il basso di
Colin Edwin lavora preferibilmente sui registri particolarmente bassi (
“.3”, “Strip The Soul”).
Il groove dei brani è sicuramente caratterizzato dalle chitarre di
Wilson, con brani che originano acustici e poi maturano una evoluzione elettrica, e viceversa.
All'interno della speciale versione europea figura anche un bonus cd di tre extra-tracks, registrate durante le sessions di
“In Absentia”, tra le quali senz’altro si segnala la nostalgica e tormentosa
“Chloroform” resa originale dal soffice sound del basso fretless e dall’intenso, quanto tenue, cantato di
Wilson.
Sostanzialmente non è possibile evincere un brano chiave in grado di sintetizzare anche l'intero album, ma è comunque un ottimo disco analizzato nella sua completezza.
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Steven Wilson: Chitarra, voce Richard Barbieri: Tastiere Colin Edwin: Basso Gavin Harrison: Batteria
Guests: John Wesley: Cori (1,4,7), chitarra (1) Aviv Geffen: Cori (4,7) Dave Gregory: String arrangements (8,12)
Anno: 2002 Label: Lava Records Genere: Progressive Rock
Tracklist: 01. Blackest Eyes 02. Trains 03. Lips of Ashes 04. The Sound of Muzak 05. Gravity Eyelids 06. Wedding Nails 07. Prodigal 08. .3 09. The Creator Has a Mastertape 10. Heartattack in a Layby 11. Strip the Soul 12. Collapse the Light Into Earth
   

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