Scritto da Luca Driol Domenica 07 Febbraio 2016 23:13
Una chitarra in odor di flamenco, impasti vocali degni dei migliori The Byrds e una sezione fiati mariachi che inaspettatamente ruba la scena agli altri strumenti, il tutto condito da archi e arrangiamenti sopraffini: questa è “Alone Again Or”, opener e biglietto da visita di “Forever Changes”, uno degli album più riusciti degli anni ’60 e zenit dell’arte dei Love.
Il geniale Arthur Lee, dopo due album di acida psichedelia dominata da tre chitarre, dei quali il secondo (“Da Capo”) è imperdibile, decide di allentare la tensione elettrica e inserire elementi folk, chitarre jingle-jangle, archi e melodie malinconiche: quello che ne scaturisce è una raccolta epocale di canzoni di incredibile fascino.
Considerato dalla critica un album di rock psichedelico, in realtà “Forever Changes” è lontano da album coevi di colleghi più noti quali Jefferson Airplane, Grateful Dead e The 13th Floor Elevators: qui la melodia detta legge e gli strumenti aggiunti (viole, violini, violoncelli, trombe e tromboni) non creano paesaggi onirici o derive lisergiche, ma arricchiscono ulteriormente una proposta musicale già di per sé eccellente.
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Scritto da Roberto Cangioli Domenica 07 Febbraio 2016 22:45
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Scritto da Daniele Ruggiero Domenica 07 Febbraio 2016 20:13
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Scritto da Roberto Cangioli Domenica 07 Febbraio 2016 15:12
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Scritto da Bartolomeo Varchetta Domenica 07 Febbraio 2016 14:56
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Scritto da Andrea Marchegiani Domenica 07 Febbraio 2016 12:08
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Scritto da Gianluca Livi Domenica 07 Febbraio 2016 12:08
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Scritto da Daniele Ruggiero Domenica 07 Febbraio 2016 11:05
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Scritto da Daniele Ruggiero Domenica 07 Febbraio 2016 10:54
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Scritto da Daniele Ruggiero Domenica 07 Febbraio 2016 10:46
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