Da fuori tutto bene
Roma, Teatro Trastevere, dal 21 al 23 marzo 2025

Ci sono argomenti di cui si ha paura di parlare, si usano giri di parole per non dover pronunciare un nome che terrorizza, si fugge dalle persone per non essere costretti a subire i loro sguardi spesso compassionevoli o le loro frasi di circostanza. Ma quando si trova la forza di raccontare un’esperienza di dolore, è coraggioso riuscire a farlo con leggerezza ed ironia per far arrivare quel messaggio dritto al cuore di chi lo ascolta, senza effetti speciali e nella sua forma più autentica.

“Da fuori tutto bene” è una di queste storie. Uno spettacolo che già nel titolo anticipa il volersi spogliare da una maschera sotto la quale si celano emozioni e ferite che vorrebbero emergere. Non a caso, nel dire comune, si parla di “combattere una malattia” perché, come ci ricorda Giulia, la nostra protagonista, è una lotta quella che si ingaggia con il cancro, ma le armi con cui viene combattuta possono essere scelte. Giulia Vanni, autrice dell'opera insieme a Daniele Fabbri, con il suo spettacolo ha scelto l’ironia, ridere invece di raggomitolarsi nel dolore, esorcizzare il male raccontandone ogni aspetto, tragico o comico che sia. Non un sussurro, un taciuto, ma un grido, una storia di vita vissuta da comprendere, districandosi tra lacrime e risate, condivisione e riflessione.
Lo spettacolo affronta un tema forte e delicato come il cancro, alternando momenti drammatici ad un umorismo oscillate tra il semplice e l’aggressivo, nel quale la rabbia e la tristezza si alternano dando vita a spezzoni di vissuto, esperienze sperimentate, personaggi anacronistici (ma neanche troppo), calvari burocratici. Tutto viene affrontato cercando di sfatare e confutare tabù e stereotipi legati alla malattia, elevando il teatro a mezzo privilegiato per affrontare argomenti reali avvolgendoli in un’aurea disincantata, un’atmosfera irreale che aleggia sullo spettatore, anche angosciandolo, ma che fornisce sempre una via di uscita, quando la rappresentazione finisce e ci si riappropria del mondo reale.
“Da fuori tutto bene” è una storia vera e personale: il rapporto con un ospite indesiderato raccontato dalla diagnosi alla guarigione, passando per surreali situazioni che Giulia riproduce utilizzando pochi oggetti di scena, recitando, cantando, raccontando, mimando, giocando col pubblico, provocando risate liberatorie capaci di accogliere la paura e renderla più leggera. Forte il messaggio di coraggio lanciato e calorosamente accolto dal pubblico in sala, anche, e soprattutto, da coloro che quelle esperienze le hanno vissute sulla loro pelle e che, come sottolinea Giulia, adesso si ritengono fortunate non per una vincita alla lotteria, ma semplicemente perché sono tra noi.

 

Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 21 marzo 2025.

‘Da fuori tutto bene – Il can can del cancro’
di Giulia Vanni e Daniele Fabbri
con Giulia Vanni
Illustrazioni | The Sando | Styling | Karma B
In collaborazione con Associazione L’Albero dalle molte vite
Produzione Valdrada Teatro


Mio padre mi ha insegnato il movimento delle gambe dei giocatori di pallanuoto: metti i piedi a martello e disegni dei cerchi con le ginocchia spingendo verso l’esterno. È grazie a questo movimento che possono sollevarsi sull’acqua. Se fossi in una piscina lo userei e avrei le mani libere. Ma col cancro non si naviga in acque chiare. All’inizio pensi che sta andando bene, è solo una pozzanghera, un piccolo incidente di percorso: un piede davanti all’altro, il tuo inguaribile ottimismo e ne sarai fuori. Però non trovi nulla di solido sotto la melma, cerchi di trascinarti ma il tuo corpo non segue, sta cominciando a lasciarsi andare. Eh no, caro corpo! Non ci possiamo mica arrendere così! Da fuori tutto bene. Anche perché a parte il cancro, io sto benissimo. Forse. Da fuori tutto bene racconta una storia vera e personale: il rapporto con l’ospite – cancro al seno – tra dramma e varietà, racconto comico e teatro canzone. Dalla diagnosi agli effetti collaterali delle cure, passando per certi surreali iter burocratici e i tabù del linguaggio legato alla malattia.
Note di regia
Lo spettacolo mescola dramma e umorismo, dipingendo il viaggio di chi vive la malattia con una comicità dissacrante che aiuta a rompere il silenzio. «Ecco, il problema è questo: quando ti capita di avere a che fare col cancro, la vita diventa insopportabile non tanto per la malattia in sé, quanto perché le tue relazioni diventano tese e fragili» rivelando che la paura della malattia rende difficile essere sinceri. «Ma non perché siamo cattivi, è solo che siamo spaventati e non sappiamo fare l’unica cosa che può aiutarci: raccontarci com’è.»
Il tono è ironico, eppure sincero, mentre racconta aneddoti esilaranti, come l’uso del cancro per svincolarsi dalle serate noiose o l’assurdità di scoprire che durante la chemio le zanzare non pungono. Ma il messaggio arriva forte e chiaro: la malattia può essere affrontata con coraggio, anche grazie all’umorismo.
«Sono sicura che dopo questo racconto vi resteranno solo cose belle e qualche strumento in più per affrontare tutto. E se volete fare scongiuri, è il momento! Per fortuna che la tetta è la sinistra…»
Una risata tanto liberatoria che accoglie la paura e la rende più leggera.
(Fonte: comunicato stampa)

Teatro Trastevere Il Posto delle Idee
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