Nonostante il titolo richiami Pier Paolo Pasolini, l’opera va oltre il semplice omaggio o ricordo dello scrittore, proponendo una diversa e dissacrante prospettiva sulla vita, gli scritti ed il pensiero dell’intellettuale italiano.
In scena, Marta Bulgherini, artista romana (che non disdegna l’utilizzo del dialetto) dal talento scoppiettante, in barba alle convenzioni ed al politicamente corretto, presenta una versione alternativa di Pasolini (e forse condivisa anche da molti studenti che si sono affacciati allo studio dei suoi testi). Su un palco arredato solo con una sedia ed un tavolo sul quale fanno bella mostra i libri del grande scrittore bolognese, e con un forte utilizzo del proscenio, Marta Bulgherini racconta la vita dell’intellettuale: i suoi studi, la guerra, la venuta a Roma, le sue frequentazioni. L’immagine che ne deriva è molto lontana da quella idealizzata; l’autrice infatti, coniugando lo studio del “personaggio Pasolini” ad un profondo sarcasmo, svestendo l’uomo dal mito e rivelandone profili non troppo edificanti (la prassi di chiedere raccomandazioni, la convinzione di essere nel giusto smarcandosi da ogni contraddittorio, il malcelato senso di superiorità) smitizza l’icona per evidenziare l’uomo e le sue debolezze. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 21 maggio 2024. |
Generazione Pasolini drammaturgia e regia Marta Bulgherini “Generazione Pasolini” porta in scena un’audacia inaspettata, ma necessaria, “un flusso di coscienza irriverente, scanzonato e sempre, imprescindibilmente, appassionato”, come la definisce l’autrice e regista, Marta Bulgherini. Il focus dello spettacolo, come si evince dal titolo, è Pier Paolo Pasolini, figura centrale della cultura italiana del XX secolo, ma, attenzione, non si tratta di un memoriale! L’artista romana sfida la canonica narrazione di Pasolini come di un'icona irraggiungibile. Con raro acume porta in scena una sperimentale combinazione di profondo studio e sarcasmo, capace di trasportare il pubblico oltre il mito e la letteratura, mettendo in discussione la tradizionale idolatria nei confronti dell’intellettuale friulano. Se l’adorazione per gli intellettuali mina qualsiasi tentativo di comprensione profonda del loro pensiero, l’unica alternativa allo studio matto e disperatissimo di una intellettualità ritenuta irraggiungibile sembrerebbe fingere di conoscerla, per sperare di superare almeno l’esame con la società. Marta Bulgherini offre al pubblico un’alternativa catarticamente dissacrante, che non ambisce a superare esami se non quello, più intimo, di coscienza. È così che Pier Paolo Pasolini incontra per la prima volta la stand-up comedy, per inserirsi, con l’interpretazione di Nicolas Zappa, in un dialogo serrato e coinvolgente, in grado di offrire al pubblico una visione fresca e stimolante di questo personaggio, configurandosi come un’occasione irripetibile per affrontare le ipocrisie e le contraddizioni della società contemporanea. “E se la resistenza a Pasolini fosse simbolo di una resistenza più ampia all'impegno? E se questa resistenza nascesse perché non sappiamo per cosa vogliamo impegnarci?”, si e ci interroga Marta Bulgherini al suo esordio alla drammaturgia, promettendo di accompagnare gli spettatori in “un viaggio d'ignota destinazione, accompagnati da domande spinose che non hanno risposte... Ma che forse, vale la pena farsi.”
Teatro Vittoria |