Sebben che siamo donne
Roma, Teatro Trastevere, dal 13 al 15 dicembre 2024

Parlare di femminismo in uno spettacolo. Ne abbiamo bisogno? Il rischio sempre in agguato è quello di scadere in pura retorica dove il mito del "machismo" viene svilito contrapponendogli quello dell'emancipazione femminile.

La compagnia teatrale Tacchi Su Misura si inserisce in questa diatriba portando al Teatro Trastevere uno spettacolo che, a prescindere dai personali convincimenti degli spettatori, riesce comunque a stimolare una riflessione sulla condizione femminile nel passato e su quella attuale. “Sebben che siamo donne“, l'opera diretto da Gabriela Alejandra Praticò e scritta da Francesca Targa, propone la storia di alcune donne del passato, forse femministe antesignane, che in qualche modo hanno lasciato un segno (a volte purtroppo poi caduto nell'oblio) e con il loro spirito di intraprendenza ed a volte sacrificio, sono riuscite ad inserire un tassello nel grande puzzle della lotta di genere. 
La narrazione è coinvolgente, in alcuni momenti cruda e drammatica, ma esposta sempre con una velata leggerezza che ne stempera i toni o ne evidenzia un aspetto positivo. Lo spettacolo è un viaggio che alterna passato e presente, ricontestualizzando nella società contemporanea determinati atteggiamenti maschili, tipici di altre epoche storiche, ma a ben vedere ancora, almeno in parte, radicati.
La riflessione sul femminismo che viene proposta al pubblico, tranne alcuni momenti, a parere di chi scrive troppo enfatizzati e stereotipati (frequenti richiami al patriarcato), appare coerente ed interessante, soprattutto per le incursioni nel quotidiano di molte donne vittime della poca sicurezza sperimentata o percepita, o il richiamo alle contraddizioni legate alla mancata maternità.
Da apprezzare la specificazione che lo spettacolo non vuole contrapporsi agli uomini o demonizzarli, ma sensibilizzare l'opinione pubblica su temi e valori universali: il bene della vita, il rispetto, l'equità sociale.
Tutte le protagoniste sono appassionate nell'interpretazione del proprio ruolo, riuscendo a suscitare tra il pubblico empatia e coinvolgimento e le diverse "scene" in cui lo spettacolo è suddiviso risultano bel legate tra loro e non interrompono, bensì scandiscano, i tempi della narrazione.
"Sebben che siamo donne" può risultare un'opera controversa, magari eccessiva per alcuni per il suo sbilanciamento sul femmineo, ma ha certamente il pregio di portare all'attenzione del pubblico questioni da secoli irrisolte.

 

Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 14 dicembre 2024.

Sebben che siamo donne

Regia Gabriela Alejandra Praticò

Testo di Francesca Targa

Con
Floriana Corlito
Lucia Ciardo,
Massimo Folgori
Elisa Mascia
Francesca Targa,
Matilde Tursi

Ci sono argomenti che diventano iconici di un tempo storico. Ai posteri, il nostro tempo diverrà sinonimo delle molte battaglie che abbiamo intrapreso, o anche solo ignorato, come quella del clima, dell’inclusione, o del femminismo. Ma il rischio che corrono gli argomenti iconici di un’epoca è che non siano più incisivi e urgenti come dovrebbero essere. La gente diviene come anestetizzata a certe tematiche e restia a continuare ad ascoltare. Nonostante le vittorie del femminismo, le violenze sulle donne permangono, così come molte altre errate convinzioni patriarcali che, senza accorgercene, sono ben radicate anche nel nostro tempo. Ciò evidenzia il fatto che il femminismo non è diventato affatto uso e costume della nostra società.
In fondo “gli uomini sono fatti in un modo e le donne in un altro”: se ognuno rispetta il proprio ruolo e le proprie differenze tutto va bene. Ma è proprio così?
Perché generazioni di italiani studiano ancora su libri di storia dove le donne sono al massimo sono “mogli di”, ma incapaci di un pensiero autonomo e divergente? Perché generazioni di donne sono cresciute e crescono pensando che il loro valore sia direttamente legato al gradimento maschile? A queste e a molte altre domande lo spettacolo “Sebben che siamo donne” cercherà di dare risposte, spiegando che il femminismo non è affatto un movimento anti uomo, né il contrario di “maschilismo”.
Incontreremo figure storiche di grandi donne che hanno segnato le tappe più significative del movimento femminista, ma non mancheranno incursioni nell’attualità, nei fatti che ci interessano tutte, come il semplice uscire da sole la sera o il tema della maternità. Un viaggio emozionante nella storia di una battaglia che coinvolge tutti, ci interpella, ci include, perché allarga i diritti e quindi ci rende più liberi.
(Fonte: comunicato stampa)

TEATRO TRASTEVERE
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Roma 
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