Il mondo partorito dalla fantasia di Aldo Nicolaj viene rappresentato in questa commedia futurista, scritta negli anni sessanta ed in scena fino al 19 febbraio al Teatro Manzoni. Un forte inquinamento ambientale che riesce a rendere neri anche i canarini, ciminiere, una città programmata dove tutto è di plastica, i cimiteri sono verticali e la criminalità è sconfitta: le carceri sono bellissime ed accoglienti ma vuote! Questo è il luogo rappresentato. Abitanti immersi in uno strano mondo nel quale arriva il commissario Pietro Bon (Pino Ammendola) che, non sapendo di cosa occuparsi, avvia un'indagine che vede coinvolta Gilda Foschi (Maria Letizia Gorga) sospettata di avere avvelenato tre mariti (oltre alla domestica, la cognata ed un gatto). Accanto ai due protagonisti ruotano strani personaggi: la sindaca, il medico, il poliziotto Pillon, una amica di Gilda, un calciatore, tutti perfettamente integrati nella artefatta vita che propone il Paese. Inevitabilmente il commissario subisce il fascino dell'ammaliatrice vedova e si trova combattuto nel dilemma tra l'essere umano innamorato e l'uomo di legge ligio al suo dovere. La commedia è un piacevole rincorrersi di episodi divertenti e gags. Pino Ammendola interpreta mirabilmente il commissario con le sue contraddizioni, alternando, nei confronti della sospettata, momenti di fermezza ad attimi di sdolcinatezza, e la brava Maria Letizia Gorga non solo domina la scena, senza peraltro oscurare mai il ruolo dell'altro protagonista, ma si cimenta anche nell'interpretazione di alcune canzone sudamericane che forniscono un tocco speciale all'opera. La regia valorizza il testo dando alla commedia il giusto ritmo e proponendo personaggi che, nel loro essere assurdi, risultano addirittura credibili. Interessante la scenografia che sfruttando l'ampio palco del Teatro Manzoni, ricostruisce tre ambienti (il commissariato, la casa di Gilda e la dimora del sindaco) in contemporanea, evitando così di dover ricorrere a cambi di scena. Come ricorda il regista Silvio Giordani "Nero come un canarino presenta un mondo cupo, con una scala di valori capovolta che ha ridotto l'amore ad una combinazione di molecole e l'ambiente ad una grigia pianura di veleni" e tutto questo lo spettatore lo percepisce, ne ride, se ne rammarica, in un turbinio di sentimenti che solo il paradosso riesce a far emergere. Spettacolo molto gradevole, un giallo che si tinge di rosa per scivolare nel rosso del finale che ovviamente non sveliamo. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione dell'11 febbraio 2023. |
Nero come un canarino Teatro Manzoni |