La storia inusuale di Fausto De Stefani, noto alpinista famoso per aver scalato tra il 1983 e il 1998 tutte le 14 vette più alte al mondo, transita sul palcoscenico del Teatro Litta attraverso la narrazione di due abili attori accomunati dalla stessa passione, quella per la montagna. Jacopo Bicocchi e Mattia Fabri, protagonisti delle pièce e componenti della "Compagnia (S)legati”, declamano il racconto sulle note di un monocordo planando senza sforzo, grazie alla brezza della fantasia e, quando opportuno, riprendendo subito quota a bordo di una salvifica mongolfiera. Fausto è un sognatore fin dall'infanzia quando rimaneva incantato dalle storie di Mandelo, un vecchio della Bassa Mantovana abile a catturare l'attenzione dei bambini con i suoi racconti. La perpetua incessante ricerca di risposte a domande sottese al significato della vita stessa conduce il secondo alpinista italiano e sesto al mondo, a vivere l'esperienza delle scalate come una potente metafora esistenziale. Attraverso l'ardimento, la fatica e il rischio, egli è stato capace di osservare l'orizzonte, curvo quanto il tempo, da una prospettiva talmente irreale da essere pienamente illuminante. Uno stile davvero unico quello di De Stefani, fatto spesso di scalate in stile alpino, di ascensioni condotte quasi esclusivamente senza l'utilizzo di ossigeno supplementare. Un uomo proteso all’ incontro con gli altri e con la natura, il cui impegno ambientalista e sociale è tangibile attraverso diverse encomiabili iniziative, quali Mountain Wilderness, della quale dal 1993 è garante e con cui ha organizzato la spedizione internazionale "Free K2" per la pulizia del monte dai quintali di rifiuti accumulati in anni dalle precedenti spedizioni; promotore della Fondazione Senza Frontiere ONLUS che con il progetto "Rarahil Memorial School" ha realizzato la costruzione di tre edifici scolastici, con mensa, convitto, laboratori didattico-artigianali e dispensario medico, a disposizione dei poveri della zona di Kirtipur in Nepal. “Quando si arriva sugli 8000 ci si commuove, ma quelle sono lacrime che fanno bene. Le lacrime che fanno male si versano a valle vedendo i bambini che muoiono di fame o di Aids. Io ho pianto, poi ho scelto di darmi da fare”, in questa citazione c' è il compendio del pensiero di Fausto. Il quindicesimo ottomila diviene la cima più agognata e preziosa rappresentando la conquista di sè stessi e della consapevolezza che ogni impresa genera un dono che andrà perennemente ridistribuito affinchè il cerchio della vita divenga un'ellissi parabolica. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 17 ottobre 2024 |
Anche i sogni impossibili
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