Come di consueto accade nelle narrazioni per bambini, anche stavolta, il Carcano regala al suo pubblico, giovanissimo e meno in erba, una straordinaria performance degna del regno favolistico di rango, con un accento vistosamente psicanalitico dettato dal desiderio di sovvertire il punto di vista del piccolo osservatore, a matrice e firma di un ex cabarettista di gran fregio come Dario Vergassola. Gli eccellenti Muffins, quartetto di performers nato nel 2015 dall'incontro tra Riccardo Sarti, Giulia Mattarucco, Maddalena Luppi (diplomati presso The Bernstein School of Musical Theater di Bologna) e il cantautore bolognese Stefano Colli, trasmutano le loro sembianze umane divenendo quattro riconoscibili figure fiabesche: Grimilde, la matrigna di Biancaneve (Giulia Mattarucco), il Lupo Cattivo in Cappuccetto Rosso (Riccardo Sarti), Ursula la strega del mare de La Sirenetta (Maddalena Luppi) e Jafar il gran visir del sultano in Aladdin (Stefano Colli). Accomunati da un'ugola preziosa, nota di merito alle mirabili musiche di Eleonora Beddini, capacissimi di interpretare i ruoli in un convincente contesto sospeso fra fantasia e realtà immaginata (ideazione scenografica Luca Altamura realizzata da Claudia Stefani in collaborazione con Gloria Gandini, dipinta da Paolino Libralato e Ilenia Da Ros). Il viaggio introspettivo, tra i piani della psiche in cui nulla è geometricamente allineato, li vuole inconsapevolmente in cammino unidirezionale verso il desiderio di svestirsi da quella ingombrante etichetta che li stigma perpetuamente nella medesima veste di aguzzini, alla volta di una vera terapia guaritrice. Il percorso è declinato da un evanescente Io-narrante (Vergassola) che incalza i presunti cattivi, sbeffeggiando non tanto gli individui ma unicamente gli atteggiamenti esasperati di cui si fanno secolari fautori, senza mai sfociare nel rimbrotto. Con un agile e pertinente palese riferimento a temi attuali come l'ecologia, lo smodato utilizzo dei dispositivi cellulari, dei socials, degli atteggiamenti di facciata che sfociano nel machismo, li accompagna nei livelli subconsci in cui ciascuno dei celeberrimi antagonisti favolistici può autoscandagliarsi approdando nel set della propria narrazione fantastica, rientrando nell'ascensore dell'inconscio, più consapevole e libero dagli stereotipi che lo volevano incapsulato in un unico ruolo, quello del cattivo, anche grazie alla presenza dei tre compagni di tragitto accomunati dalla medesima ingombrantissima sorte di perfidi reietti. Entusiastici applausi dei piccoli astanti, accompagnati da adulti altrettanto compiaciuti. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 6 dicembre 2023 |
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